Emiliani e romagnoli veri e propri ‘militanti’ del sociale: donano, si impegnano nel volontariato, si muovono con agilità nel terzo settore, sono inclini al risparmio e al consumo etico. Questo il quadro emerso da un’indagine Eurispes sullo stato del volontariato in Emilia-Romagna.

Una regione che non sta con le mani in tasca: con le sue 2.894 organizzazioni di volontariato risulta seconda solo alla Lombardia. Insieme a Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Liguria, l’Emilia Romagna – si legge nella nota – infatti possiede il numero più alto di organizzazioni di volontariato: 7 ogni 10.000 abitanti. Confrontando il numero delle associazioni iscritte al registro al 31 dicembre 1997 con i dati aggiornati al 31 dicembre 2001 è possibile verificare che il numero delle associazioni è aumentato del 44,5%, passando da 1.343 a 1.941.

La lettura del dato fa rilevare dunque una forte ripresa dell’azione volontaria che, dopo la flessione degli anni Novanta, torna ai livelli rilevati alla fine degli anni Ottanta: si passa così dal 12% (percentuale delle persone coinvolte in attività di volontariato) al 15%. Quella che nasce però è una nuova forma di impegno locale, praticata su base individuale, che si traduce in donazioni, comportamenti socialmente responsabili come consumo critico, risparmio etico, stile di vita semplice. Si verifica dunque una sorta di individualizzazione del volontariato: i cittadini si rendono artefici di una solidarietà autodeterminata.

Sono solidali, ma il loro impegno non confluisce all’interno di gruppi più o meno organizzati. Tuttavia, nonostante l’approccio ‘individualistico’ al sociale, emerge in maniera rilevante il peso dell’associazionismo anche nella formazione di capitale sociale, alla cui formazione concorrono sia la ‘dotazione civile’ (l’impegno volontario dei singoli cittadini per la raccolta differenziata dei rifiuti, la donazione di sangue, l’obiezione di coscienza), sia la ‘dotazione istituzionale’ (strumenti e risorse messi a disposizione dalle Istituzioni).

Per quanto concerne la ‘dotazione civile’, partendo da due indicatori (l’incidenza territoriale del terzo settore e la diffusione di comportamenti associativi) è stato calcolato per l’Emilia-Romagna un indice generale di ‘capitale sociale civile’ pari a 7 contro il 10 della Lombardia. E’ dunque radicato nella regione un senso civico e di responsabilità sociale superiore alla media nazionale se si pensa che in Puglia l’indice della dotazione di ‘capitale sociale civile’ è dello 0,5.