In Italia sono almeno 900mila gli animali usati in vivisezione per esperimenti condotti nei 551 stabilimenti autorizzati. La Lombardia, l’Emilia Romagna, il Lazio, la Toscana e la Sicilia sono le regioni dove si pratica di più la vivisezione.

C’è un “grave aumento delle sperimentazioni in deroga”, che coinvolgono cani, gatti, primati, specie in estinzione, ed effettuate a volte anche senza il ricorso all’anestesia, per una quota pari al 20% del totale degli esperimenti. Inoltre, il 40% degli animali viene ucciso per procedere a colture cellulari. E’ questo lo scenario che disegna il Rapporto Lav sulla vivisezione in Italia, un Paese che gli ambientalisti giudicano – su questo fronte – “inadempiente sull’uso di metodi alternativi”.

Il Rapporto è stato presentato questa mattina a Roma presso la Camera dei deputati e costituisce il più aggiornato e completo dossier, regione per regione, compilato elaborando i dati che l’associazione ha ottenuto dal Ministero della Salute (grazie ad una sentenza del Tar del Lazio nel 1997) ed anche attraverso un’indagine in proprio condotta per oltre un anno presso Prefetture, Asl e Comuni. I dati pubblicati nel Rapporto riguardano l’elenco completo degli stabilimenti utilizzatori di animali, su tutto il territorio italiano, per testare sostanze chimiche, farmaci, pesticidi, cosmetici ed effettuare ricerche cosiddette “di base”; l’elenco degli allevamenti specializzati allo scopo; l’elenco delle sperimentazioni per le quali è necessaria un’autorizzazione in deroga alle normative in atto, ovvero quelle condotte su cani, gatti, primati, specie in via di estinzione e/o esperimenti senza anestesia.

La geografia dei 551 stabilimenti autorizzati su tutto il territorio nazionale ad utilizzare a fini sperimentali gli animali (sono stati 905.603 secondo l’ultimo dato reso noto dal Ministero della Salute e riferito al 2000) vede 121 di questi stabilimenti ubicati in Lombardia, 94 in Emilia Romagna, 57 nel Lazio, 50 in Toscana, 39 nel Veneto, 27 in Sicilia, 26 in Piemonte, 25 in Campania, 23 nelle Marche, 19 in Sardegna, quindi l’Abruzzo con 16, la Liguria con 17, il Friuli con 13, la Puglia con 12, Umbria e Calabria con 4, la Basilicata con 2, Molise e Trentino con uno, mentre nessuno in Alto Adige e Valle d’Aosta. Il rapporto Lav dice anche che la Lombardia detiene il primato di allevamenti fornitori, ospitandone ben il 50% sul proprio territorio. L’aspetto sul quale maggiormente si soffermano gli autori del dossier è quello relativo alle sperimentazioni in deroga, definite come “una realtà preoccupante che va sempre più emergendo”.