Nuovo allarme traffico dalle città
italiane: per un comune su quattro l’ingorgo quotidiano
costituisce l’emergenza numero uno. Ma sono poche le iniziative
‘coraggiose’ se il 45% si affida alla pedonalizzazione, se si
infiocchettano solo i centri storici e se meno del 10% si
rivolge a sistemi innovativi, come il car-pooling o il
car-sharing. Ma il problema sono le risorse: troppo poche per
ottenere risultati secondo il 42% degli amministratori locali.

Questo il quadro che emerge da una ricerca realizzata –
tramite un questionario indirizzato agli assessori all’ambiente
dei capoluoghi di provincia – da Forum PA, la mostra-convegno
della pubblica amministrazione in corso a Roma, in
collaborazione con Legambiente.
L’indagine ha interessato 40 città grandi e piccole ed è
stata presentata oggi alla presenza del ministro dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio, Altero Matteoli.
“Potremmo avere tutte le risorse che vogliamo – ha commentato
Matteoli – ma è difficile aspettarsi un grande cambiamento
positivo se non cambia la cultura del cittadino in primis e
soprattutto quella delle amministrazioni locali”. Segnali
positivi arrivano comunque, per il ministro dell’Ambiente, dallo
sviluppo delle Agende XXI locali che “ormai hanno attivato
progetti in più di 800 comuni ed enti parco”.
Obiettivo dell’indagine, ha spiegato Carlo Mochi Sismondi,
direttore generale di Forum Pa, “é quello di individuare freni
e condizioni di successo per la realizzazione degli obiettivi di
politica ambientale nei centri urbani, ma anche quali,
nell’opinione degli assessori sono le priorità di intervento
per una sostenibilità delle città”.


Per quanto riguarda i numeri in particolare, un comune su
quattro (il 25%) mette al primo posto il traffico nell’agenda
delle emergenze ambientali. Le altre segnalazioni riguardano
invece i rifiuti (il 18%), l’uso non sostenibile del territorio
(15%), l’inquinamento (14%), i cambiamenti climatici (12%).
Mentre tra gli assessori all’ambiente (16%) c’é anche chi punta
il dito sulla necessità, innanzitutto, di far crescere una
cultura ecologista all’interno dei centri urbani. La maggioranza
sollecita poi una maggiore integrazione delle politiche
ambientali con quelle degli altri settori (urbanistica,
attività produttive e sviluppo…) sia a livello locale che
nazionale.
Ma, si chiedono i promotori dell’iniziativa, individuate le
priorità quali sono le azioni messe in campo per rendere le
strade più scorrevoli e respirabili? La stragrande maggioranza
delle amministrazioni (il 45%) punta sulle ormai classiche
pedonalizzazioni e sulle limitazioni del traffico all’interno
dei centri storici. Il 35% circa propone iniziative per
promuovere l’uso del trasporto pubblico o delle biciclette, poco
meno del 10% si sta indirizzando a qualcosa di più innovativo,
come il car-sharing o il car-pooling. E poi ancora viene
menzionata l’adozione di piani del traffico o l’acquisto di bus
meno inquinanti.


“Poche idee e poca incisività – ha quindi concluso il
presidente di Legambiente, Roberto Della Seta – è una fortuna
che le isole pedonali e le Ztl siano oggi così diffuse, ma
ormai da sole non bastano a risolvere i problemi del traffico.
Soprattutto se vengono realizzate, ed è quello che accade nella
stragrande maggioranza dei casi, solo nel salotto buono delle
città, nei centri storici”. Per ridare fiato alle città
bisognerebbe puntare molto di più su un mix di tre elementi,
sottolinea Legambiente: limitazioni del traffico più estese,
corsie preferenziali per almeno la metà degli itinerari dei
trasporti pubblici, innovazione tecnologica. Ma, prima di tutto,
la volontà di risolvere davvero questa emergenza urbana.