Sei famiglie italiane su dieci si sentono “povere”, precisamente il 60,7% degli italiani contro il 51,4% dell’anno scorso. Lo rivela l’Isae secondo cui dal luglio 2003, per colpa anche dell’euro e del suo impatto sui prezzi, la povertà soggettiva, legata cioè alla percezione personale di uno stato di disagio, non ha fatto che aumentare fino a toccare il massimo assoluto nel febbraio 2004, quando si è sentito povero il 68% delle famiglie italiane, percentuale che arriva addirittura al 75% pari a tre famiglie su quattro nel Sud.

Inoltre l’italiano è quello che si sente ‘più povero’ in Europa: più depressi sono solamente i greci e i portoghesi.

Nel corso degli ultimi 12 mesi – spiega l’indagine Isae – il reddito familiare ritenuto “necessario” per vivere dignitosamente (identificato come soglia di povertà soggettiva) risulta per il campione intervistato pari a 1.700 euro, circa il 9,5% in più rispetto all’anno precedente (luglio 2002-giugno 2003).

La percentuale sale a +10% per le famiglie di tre persone, oltre il 10% per i nuclei più numerosi e +6% per le coppie. Secondo l’Isae, i consumatori sembrano aver incorporato con ritardo, nella propria valutazione sul reddito necessario, l’aumento dell’inflazione percepita dovuto all’introduzione dell’euro.

Nel confronto con l’Europa la situazione mostra tutta la sua problematicità: secondo un’indagine effettuata da Eurostat in 14 paesi dell’Unione (escluse Germania, Gran Bretagna e Lussemburgo) nel 2001 la percentuale di famiglie che percepivano uno stato di disagio è da noi il 69%, dietro solo Grecia (78%) e Portogallo (78%).