Medici sotto pressione costante per ragioni di budget: in Italia un oncologo su due si dice condizionato dal bilancio della propria Azienda Ospedaliera nella scelta dei farmaci più innovativi e afferma che i sistemi di rimborso (drg) sono inadeguati alle esigenze delle nuove cure. Sono alcuni dei dati che emergono da un sondaggio promosso dall’Associazione nazionale degli oncologi (Aiom) presentato a Bologna nel corso del sesto congresso nazionale.

Lo studio, che aveva come obiettivo il grado di soddisfazione della categoria nello svolgimento della professione, è stato condotto su di un campione di 500 specialisti in tutta Italia e ha messo in evidenza una situazione paradossale che sta vivendo la sanità: da un lato i costanti progressi scientifici e farmacologici, che consentono ormai di curare e guarire molte forme tumorali, con successi insperati solo 10 anni fa; dall’altro la spada di Damocle rappresentata dai tetti di spesa finisce per sfilare dalle mani dei medici la gestione della cura, per consegnarla in quelle più asettiche dei ragionieri.

“Nel futuro sottolinea Roberto Labianca, presidente nazionale AIOM il rischio è di privare le 260 mila persone che ogni anno vengono colpite da un tumore dei trattamenti salva-vita”. Ma i motivi di disagio dei professionisti sono anche altri: per 95 oncologi su 100 gli attuali Drg (i sistemi di rimborso per tipo di prestazione erogata e che sono la base del finanziamento dei centri) sono inadeguati alle esigenze della terapia oncologica e andrebbero modificati. In questo caso, un oncologo su due (il 48%) sostiene la necessità dello scorporo del farmaco da questo sistema di calcolo e il 43% chiede maggiori stanziamenti per finanziare le cure realmente innovative.

Il sondaggio, spiegano i responsabili dell’Aiom, viene offerto come contributo alle istituzioni, in particolare al Ministero della salute, con l’obiettivo della ricerca di soluzioni comuni per soddisfare le esigenze dei pazienti pur nella necessità di razionalizzare la spesa sanitaria.