Lo scorso anno l’industria italiana delle piastrelle di ceramica ha fatturato 5.200 milioni di euro, registrando una flessione del 2,4% dovuta per lo più alla combinazione tra il lieve calo dell’export e la svalutazione del dollaro. Nonostante tutto, a fine 2003 il fatturato delle esportazioni ha raggiunto i 3,75 miliardi di euro, con un saldo attivo della bilancia commerciale italiana ”tra i piu’ brillanti”.
E’ uno dei dati forniti dal presidente di Assopiastrelle Sergio Sassi all’inaugurazione del Cersaie, il Salone internazionale della ceramica per edilizia e arredobagno, a Bologna fino a domenica per la sua 22a edizione.
Un’edizione che ha confermato il ‘tutto esaurito’, con 1.057 aziende che occupano tutti i 157.000 metri quadrati di esposizione della Fiera bolognese. Attesi oltre 100.000 visitatori.
Con piu’ di 600 mln di metri quadri di piastrelle prodotte nel 2003 (il 13% della produzione mondiale) il comparto ha confermato il suo ruolo di riferimento, nonostante la difficile congiuntura economica.
Le 239 imprese italiane del settore occupano 30.000 addetti attivi in 323 stabilimenti anche se gli addetti tra il 2002 e il 2003 sono scesi dell’1,74%.
Gli investimenti, nell’ordine del 4-6% annuo del fatturato, nel 2003 hanno superato i 241 mln di euro, scendendo pero’ del 9,94%.
L’81% della produzione si concentra nelle province di Modena e Reggio Emilia, il 90% nella sola Emilia-Romagna. Il 28% del fatturato e’ realizzato con le vendite in Italia, il 72% con le esportazioni. E se negli Usa (il principale mercato) si sta affievolendo il ciclo espansivo dell’industria immobiliare, segnali positivi arrivano dall’Europa Comunitaria (Germania, Francia e paesi entranti in testa) in ripresa dopo alcuni anni di difficolta’. Ma tra i mercati in crescita ci sono anche Russia, Africa e Oceania.