Il matrimonio degli italiani, inteso come rito cattolico, si adegua ai tempi. Dall’ultima domenica di novembre per chi si sposa in chiesa la storica frase dello scambio del consenso, “io prendo te in sposo o in sposa”, verrà sostituita dalla formula più gentile “io accolgo te come mio legittimo sposo”. E’ questa una delle novità varate dalla Conferenza episcopale italiana presentate dal segretario generale, monsignor Giuseppe Betori.


“Non si tratta di un nuovo rito – spiegano dalla Cei – ma di una revisione del rito esistente. Non è soltanto una traduzione del testo originale latino, ma di un suo adattamento alla situazione pastorale italiana, tenendo presente le diverse situazioni di coloro che chiedono di celebrare il matrimonio cristiano”.
Tre sono infatti le “tipologie” identificate.
Innanzitutto il matrimonio tra persone che hanno già compiuto un significativo cammino di fede nella comunità parrocchiale.
C’è poi chi pur essendo battezzato e non rifiutando esplicitamente la fede desidera la celebrazione di un matrimonio religioso, “pur non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non vivendo una piena appartenenza alla Chiesa”.
Infine sono considerati i matrimoni con una delle due parti che non è battezzata. Per questo specifico caso, non ci sono state novità rispetto alla traduzione latina. Negli altri due casi ci sono stati due diversi capitoli nel nuovo rito. Il primo capitolo, per chi è religioso, si presenta “rispetto a quello attualmente in uso e all’edizione latina, con arricchimenti testuali e gestuali”. In particolare, la Cei segnala “la memoria del Battesimo, la possibilità di collocare la benedizione sugli sposi dopo lo scambio degli anelli, la presenza di una nuova formula di preghiera di benedizione, diverse possibilità di scelta di formule sia per la manifestazione degli impegni, sia per lo scambio del consenso”. E’ questo il caso del cambiamento della formula “io prendo te” in “io accolgo te”.

(Fonte: TGcom)