Sono 25.360 gli incidenti sul lavoro denunciati a Modena nel 2003 nel settore dell’industria e dei servizi, con una riduzione del 9,4 per cento rispetto all’anno precedente e un calo ancora più significativo rispetto al triennio 1999-2001, quando sfiorarono i 27 mila.

In riduzione anche gli infortuni nel settore agricoltura (1.306 contro i 1.471 del 2002) dove, però, negli ultimi cinque anni (1999-2003) si sono registrati ben 13 incidenti mortali dei 43 che si sono verificati nei luoghi di lavoro. In edilizia gli incidenti mortali in cinque anni sono stati 15, soprattutto per cadute dall’alto. Nel corso del 2004 gli incidenti mortali sono stati nove: cinque in edilizia e quattro in agricoltura.

Sono i dati principali del Rapporto annuale sul “fenomeno infortunistico in provincia di Modena”, che, curato dal Dipartimento di Sanità pubblica dell’Azienda Usl, a partire dalla Banca dati dell’Inail, è stato illustrato nei giorni scorsi al Coordinamento provinciale sulla sicurezza sul lavoro.

“Ci sono indicatori sicuramente positivi, che confermano l’efficacia delle misure preventive adottate – commenta Fabrizio Righi, assessore provinciale al Lavoro – così come l’estendersi e il consolidarsi dell’applicazione della legge 626, anche grazie all’attività di formazione di questi anni, ma non mancano segnali che ci sollecitano alla necessità di fare di più innovando le metodologie di intervento, incrementando la vigilanza e l’assistenza e, soprattutto, promuovendo la “cultura della prevenzione” in tutti gli ambienti di lavoro e verso tutte le figure e i soggetti coinvolti”. Ha questo obiettivo, infatti, l’istituzione del Sirs, il nuovo servizio di documentazione per i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza che, annuncia l’assessore Righi, potrà rappresentare “un prezioso strumento di supporto proprio nell’attività di prevenzione”.

La provincia di Modena si colloca al quinto posto in regione per la frequenza infortunistica (la quota di infortuni rispetto agli addetti) e al settimo per la gravità (il numero di giornate di lavoro perse per addetto) dove i settori più “pericolosi” sono considerati, in ordine decrescente, per la frequenza: il ceramico, le lavorazioni agricole industriali, le lavorazioni del legno e l’edilizia; per la gravità: i trasporti, l’edilizia, il ceramico e il legno.

Negli ultimi anni il calo è generalizzato in tutti i settori con l’unica eccezione dell’area “esercizi e servizi vari” che annovera, per esempio, anche “le imprese di pulizia e servizi industriali e nell’ambito della quale – osservano i ricercatori – sono comprese in misura sempre crescente anche attività produttive a elevato rischio”.