L’Emilia Romagna, nel terzo trimestre 2004 (dati Istat), si conferma tra le regioni a più alto tasso di occupazione d’Italia: col suo 68,1% è seconda solo al Trentino (68,6), ampiamente al di sopra del tasso nazionale (57,7%), e già oltre l’obiettivo europeo per il 2005 (67%).


Tuttavia l’occupazione emiliano-romagnola registra un calo dal 69,5% al 68,1% tra il III° trimestre 2003 e il III° trimestre 2004. Il numero degli occupati si contrae (-31mila) e ciò induce una crescita delle persone alla ricerca di un lavoro da 53mila a 66mila. Tuttavia, poiché Istat ha mutato metodologia d’indagine nel 2004 (interviste distribuite in tutte le settimane dell’anno e non più in una sola settimana ogni tre mesi) a cui ha aggiunto contemporaneamente una rivisitazione dei dati di popolazione utilizzati per costruire le stime degli occupati e dei disoccupati, tali operazioni non rendono pienamente comparabili, allo stato attuale, i dati del 2004 con quelli del 2003. Lo stesso Istat, nelle note informative, ha richiesto una particolare attenzione, avvertendo che i dati di popolazione utilizzati nel 2004 variano notevolmente da quelli del 2003.

Fatte queste premesse, secondo i dati Istat aumenta dunque il tasso di disoccupazione – che si mantiene tuttavia a livelli fisiologici – dal 2,8% al 3,4%, tra i più bassi d’Italia, sopravanzato solo da Valle D’Aosta e Trentino. La riduzione degli occupati non è tuttavia accompagnata da un pari incremento delle persone disoccupate: ciò avviene, perché, probabilmente, l’incertezza del quadro economico sta producendo una forte contrazione del turn-over generazionale e dunque chi va in pensione non viene rimpiazzato da nuovo personale. “Il prolungarsi del periodo di crisi economica – spiega l’assessore regionale al lavoro Mariangela Bastico – produce oggi questi effetti di contrazione occupazionale, in particolare nell’industria. In questo quadro è necessario mettere in campo tutti gli strumenti locali, come abbiamo intenzione di fare attraverso il progetto di legge in materia di lavoro e che auspichiamo venga approvato dal Consiglio entro la fine di gennaio. Ma è anche decisivo, a livello nazionale, attuare una riforma degli ammortizzatori sociali, che oggi sono accessibili solo a una ristretta parte di lavoratori, ovvero ai dipendenti di aziende con più di 15 addetti. È necessario, secondo noi, mettere in campo sistemi di protezione sociale per i lavoratori cosiddetti atipici che, come ci dicono i dati, sono in crescita”.

Un’altra caratteristica del calo occupazionale in Emilia-Romagna, infatti, è riferibile alla contrazione del numero degli occupati dipendenti contro un aumento significativo, viceversa, del numero dei lavoratori indipendenti. Tra il II° e il III° trimestre 2004, infatti, il calo di occupazione tra i lavoratori dipendenti è pari a 37mila unità (-2,9%); gli indipendenti crescono invece di 24mila (+4,5%). È probabile che una quota di questo lavoro indipendente sia riferibile alle nuove tipologie contrattuali previste dalla legge 30 e dall’apertura di partite Iva da parte di lavoratori non subordinati.
Anche le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni nei primi nove mesi del 2004, rispetto allo stesso periodo del 2003, continuano ad indicare una situazione economica in sofferenza.

A livello regionale è molto forte l’aumento della Cassa Integrazione Straordinaria (+90%), mentre l’Ordinaria resta stabile (-0,1%) e l’Edilizia registra un incremento del 10%. Poiché la Straordinaria può rappresentare spesso l’esito dell’Ordinaria, il minore tasso di crescita di quest’ultima può essere dunque un primo debole segnale di inversione di tendenza del ciclo economico.
Anche il flusso di iscritti alle liste di mobilità continua ad essere in crescita, toccando a novembre 2004 oltre 9.800 individui (a settembre erano 8.800). Tra quest’ultimo ammortizzatore sociale, le ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps e quelle derivanti dagli accordi di sospensione e riduzione erogati dall’Eber (l’ente bilaterale dell’Emilia-Romagna per il sostegno al reddito dei dipendenti delle imprese artigiane), in regione l’area di crisi occupazionale interessa circa 15mila persone, poco meno dell’1,2% dell’occupazione dipendente.

“Questi dati – prosegue l’assessore Bastico – ci rivelano che il mercato del lavoro regionale sta cambiando. Come Regione Emilia-Romagna non possiamo certo invertire una tendenza in atto, ma è certo che – attraverso la legge sul lavoro – vogliamo introdurre strumenti che sostengano le persone nella ricerca di un lavoro, nelle attività di formazione, e nella qualificazione del proprio lavoro. Inoltre, attraverso il meccanismo degli incentivi alle imprese, intendiamo premiare chi investe sulla stabilizzazione dei lavoratori che significa, in ultima analisi, investire sull’innovazione dei processi produttivi perché il lavoratore stabile è quello che viene formato”.