“Dopo anni di progressivo e lento declino a favore di condimenti meno tradizionali, che ha determinato un forte calo nei consumi, la classica e semplice pummarola torna in tavola e fa registrare nel 2004 un aumento del 6% nelle quantità acquistate dalle famiglie italiane, con punte del 10% per le passate e del 12% per il pomodoro a pezzettoni”.

E’ quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Ismea-ACNielsen che evidenziano per la prima volta una inversione di tendenza dall’inizio del terzo millennio in una situazione di riduzione generale dei consumi alimentari in quantità (-2,5%).
Nel corso dell’anno – continua la Coldiretti – ogni famiglia italiana ha acquistato ben 31 kg di pomodori trasformati ed a essere preferiti sono stati nell’ordine i pelati (14 Kg), le passate (11 Kg), le polpe o pomodoro a pezzi (5 Kg) e per ultimo i concentrati e gli altri derivati (1 Kg). Una scelta di acquisto che – precisa la Coldiretti – ha portato complessivamente gli italiani a spendere 442 milioni per acquistare ben 545 mila tonnellate di pomodori in scatola o in bottiglia. Se anche gli Stati Uniti rivoluzionano la “piramide alimentare” confermando l’importanza della frutta e verdura, via libera alla fantasia mediterranea che – sottolinea la Coldiretti – valorizza numerosi primi piatti a base di pasta: dall’amatriciana alla puttanesca, dall’arrabbiata alla caprese, dalla Norma ai timballi di lasagne, dal ragù bolognese che sposa e amalgama tre qualità di carne (manzo, vitello e maiale) a quello napoletano che – come suggeriva Eduardo De Filippo – doveva cuocere per almeno sei ore.

Si tratta – continua la Coldiretti – di una tendenza incoraggiante per l’Italia, che è il secondo produttore mondiale dopo gli Stati Uniti, dopo che nel 2004 si è realizzato un raccolto di pomodoro destinato all’industria di trasformazione che dovrebbe superare 5,8 milioni di tonnellate, realizzato per il 75% nei campi di Puglia ed Emilia Romagna. Un produzione nazionale di grande qualità che rischia tuttavia di venire compromessa dal forte incremento di importazioni dalla Cina con un aumento stimato di quasi il 30% degli arrivi in Italia di pomodoro cinese di prima trasformazione da mescolare con il prodotto italiano per diventare automaticamente “tricolore” e finire sulle tavole di ristoranti e pizzerie come “Made in Italy”.

Arrivi che – precisa la Coldiretti – per il momento hanno solo riguardato il pomodoro concentrato ma che nel 2005 potrebbe interessare anche i pelati Made in China presentati per la prima volta al Salone dell’Alimentazione di Parigi da una multinazionale cinese. La concorrenza va combattuta con la trasparenza di mercato e per questo non bastano dazi e tariffe, ma bisogna rendere subito operativa la norma che obbliga a indicare in etichetta l’origine territoriale del pomodoro come previsto dalla legge 204 del 2004 approvata dal Parlamento con il sostegno della Coldiretti che ha raccolto un milione di firme.