In dieci anni il traffico illecito dei rifiuti ha prodotto un business illegale da 27 miliardi di euro mentre per tutto l’ultimo decennio sono 5 i reati commessi
ogni giorno per un totale di 17,097 infrazioni commesse dal 1994 al 2003.

Il 39% degli illeciti è concentrato in Campania,
Puglia, Calabria e Sicilia. Ma la mano lunga della criminalità ha agguantato anche altri territori, sia al Nord che al Centro colpendo ben 18 Regioni (restano fuori solo Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta), vale a dire praticamente tutta Italia.
Questa la fotografia scattata nel dossier elaborato da Legambiente e dal Comando Carabinieri tutela ambiente in occasione del decennale del Rapporto Ecomafia e presentato questa mattina a Roma nel corso di una conferenza stampa presso il Comando Carabinieri Politiche Agricole.

“Ci sono state molti interventi da parte del Noe che hanno
funzionato come deterrente – ha detto il ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli. Oggi le cose vanno meglio, certo il problema non è risolto ma la situazione è migliorata”.
Sono 22 le procure impegnate attualmente in inchieste sul traffico illecito di rifiuti, 10 al Sud e 12 al Nord. I veleni, si è scoperto, sono stati scaricati illegalmente in Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Toscana ma anche nella verde Umbria e addirittura in Molise. Coinvolte – afferma il dossier –
anche province meno note alle cronache dell’eco-criminalità: al nord (Alessandria, Novara, Cuneo, Varese, Rovigo, Ravenna, Forlì, Gorizia e Treviso), al centro (Livorno, Perugia, Rieti e Campobasso) e al sud (Cosenza, Trapani). Ma la vera novità è
che per ogni tipologia di rifiuti trattati e per ogni passaggio attraverso la ragnatela della Rifiuti Spa è prevista una tariffa, che può oscillare da 1 a 50/60 centesimi di euro.
E nel mercato illegale entra di tutto: dai rifiuti che
contengono metalli alle terre di spazzatura delle strade fino alle banconote triturate provenienti dalla Banca d’Italia.