Con 58 biglietti per spettacoli culturali venduti ogni 100 abitanti, l’Emilia-Romagna è la terza regione – dopo Lazio (71) e Toscana (68) – per consumo culturale. Ed è sempre terza per numero complessivo di rappresentazioni: 15.120 – dopo Lazio (25.425) e Lombardia (24.866). Lo dice il rapporto dell’Osservatorio regionale dello spettacolo 2002-3 promosso dall’assessorato alla cultura della regione e Ater, associazione teatrale Emilia-Romagna.


Un rapporto che evidenzia luci e ombre della cultura in regione. Se infatti gli spettatori erano stati 2.783.861 nel 2001, sono scesi del 12,2% nel 2002, e nel 2003 sono stati 2.374.477, registrando un ulteriore calo del -2,9%. Questo anche perchè la spesa pubblica è scesa considerevolmente, passando da 43.050.711 di euro a 39.721.575.
Le regione è la quinta per spesa media per consumo culturale, con 9,73 euro per abitante, dopo Lazio (11,65), Lombardia (11,26), Veneto (10,95), Friuli Venezia Giulia (10,12). Ma, ha fatto notare Ater, al calo costante di sovvezioni statali ha fatto fronte un aumento di quelle degli enti locali.

Orientando l’analisi a seconda dei generi, crescono le rappresentazioni musicali, passate da 3.921 nel 2001, a 4.447 nel 2003. Ma calano gli spettacoli, scesi nel 2002 del -12,6%, a fronte di una contrazione italiana del -2,8%. In questo settore la spesa pubblica è scesa in regione del -5% rispetto al 2002, mentre in Italia è cresciuta dell’1%. La lirica invece, con un +17,1% negli spettatori, ha recuperato nel 2002-3 parte del terreno perso l’anno precedente, quando il tracollo era stato del -43,8%, dovuto per lo più all’aumento del costo dei biglietti. Riprendono a crescere lievemente anche le rappresentazioni (+2,5%), ma l’investimento pubblico continua a scendere (-38,9%, a fronte di una media italiana del -10%).
Per la prosa, bilanci tutti in positivo: +6,7% nelle rappresentazioni, +1,3% negli spettatori, +7,6% nella spesa pubblica. Buona anche la performance di danza e balletto: +18,9% di rappresentazioni, +19,9% negli spettatori, +25,5% nella spesa pubblica.

Sul fonte lavoro e occupazione, sono 250 le imprese ‘culturali’ della regione. Nella prosa sono impiegati 1.738 addetti, di cui 1.063 artisti. Sono loro che prendono però stipendi più bassi: 6.560 euro all’anno, contro la media di 16.771 euro degli amministrativi. In musica e danza lavorano 8.158 addetti: anche qui gli artisti prendono stipendi più bassi, in media 4.181 euro all’anno a fronte dei 19.146 degli amministrativi. Poco retribuiti, sono anche i più precari: ha un lavoro a tempo determinato il 94,4% degli artisti, mentre il 38,9 degli amministrativi ha un lavoro fisso.

Buoni risultati sul fonte cinema: +15,7% le giornate di spettacoli, che portano la regione al secondo posto nella classifica di giornate di spettacolo per abitante (280 ogni 10.000 residenti, solo dopo il Lazio con 287). Anche per numero di biglietti venduti (263 ogni 100 abitanti) l’Emilia-Romagna è seconda solo al Lazio (295), l’unica regione in cui con 17,57 euro spesi per abitante, si spende di piu’ per il cinema rispetto all’Emilia-Romagna (15,7 euro per abitante).

”L’osservatorio – ha spiegato Marco Barbieri, assessore alla cultura della Regione – ci serve per essere conseguenti alle politiche che attuiamo. Il fatto che nel 2002-3 la regione abbia speso 9.240.000 euro nel settore e nel 2004 10.800.000 dimostra che ci crede. Per l’anno prossimo ho chiesto ad Ater uno sforzo in più: censire anche il mondo non professionale, quello di teatro dialettale, liscio e musica leggera”.