A Modena ogni anno si ammalano di tumore del seno 500 donne, il 70% delle quali (150 sopravvive. Un dato eccellente, superiore del 5% rispetto alla media, che colloca Modena ai primi posti in Italia. La diagnosi precoce attuata con la mammografia – raccomandata soprattutto a chi è più a rischio perchè ha avuto uno o più casi in famiglia – consente di salvare molte vite, così come gli interventi chirurgici sempre più mirati e le terapie più efficaci. Ma chi è colpito vive con l’angoscia che il tumore, anche se curato con successo, si ripresenti.

”Perchè la guarigione non può dirsi mai definitiva, anche a 5 anni di distanza dall’intervento chirurgico – spiega il prof. Pierfranco Conte, direttore del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Modena e Reggio Emilia – Oggi però le più recenti indagini internazionali offrono alle pazienti e alle loro famiglie una concreta speranza: secondo uno studio canadese (MA-17) condotto su oltre 5.000 donne in menopausa pubblicato sul New England Journal of Medicine (una delle più prestigiose riviste di medicina), l’utilizzo di una molecola, il letrozolo, ha consentito di ridurre del 40% sia le ricadute che la mortalità”.

Risultati entusiasmanti, ribaditi poche settimane fa da un’altra autorevole pubblicazione, l’aggiornamento dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), la più importante società scientifica oncologica del mondo. ”Nel tumore del seno ‘ormonosensibile’ (il 70% dei casi) – spiega il prof.Conte – l’ASCO consiglia il letrozolo dopo la terapia standard con tamoxifene, decisione presa in seguito ai benefici dimostrati in termini di sopravvivenza globale. Inoltre sono in corso studi per verificare l’impiego del letrozolo in sostituzione del tamoxifene. Se i risultati futuri saranno incoraggianti come quello ottenuti finora avremo un’arma in più per combattere il cancro: si introdurrà l’uso del letrozolo come terapia adiuvante, da utilizzare subito dopo la diagnosi”.

”I limiti delle terapie ormonali sinora disponibili – continua il prof. Conte – erano dovuti alla progressiva perdita di efficacia delle terapia ormonale ed ai suoi effetti collaterali che talora richiedevano la sospensione della terapia e impedivano trattamenti di durata superiore ai 5 anni. Questi nuovi farmaci, gli inibitori dell’aromatasi, tra cui il letrozolo hanno dimostrato di essere più efficaci delle precedenti terapie ormonali, di essere efficaci anche quando le terapie ormonali precedenti non funzionano più e di non indurre molti degli effetti collaterali causati dalle precedenti terapie ormonali”. Da tempo la terapia ormonale è utilizzata per il trattamento del tumore mammario avanzato e per ridurre il rischio di ripresa di malattia dopo asportazione del tumore alla mammella. Ma le cure finora a disposizione proteggono le donne dalla possibile ricomparsa della malattia a 5 anni dalla diagnosi. Il rischio di ammalarsi ancora non è dunque scongiurato definitivamente.

Che fare quindi?
Lo studio MA-17 ha fornito la risposta, consentendo di continuare la terapia dopo i 5 anni. ”Il letrozolo – afferma il prof. Conte – non solo protegge la donna dallo sviluppo di recidive ma migliora anche la sopravvivenza e sembra proteggere anche contro un altro rischio, quello della diffusione del tumore all’altro seno. Le pazienti che sembrano trarre maggiore beneficio in termini di sopravvivenza sono quelle con linfonodi colpiti dal tumore”.