Per i produttori la crisi del formaggio ‘Parmigiano-Reggiano’ si fa sempre più allarmante. Anche a marzo le quotazioni di mercato hanno continuato a perdere terreno con un calo di 14 centesimi di euro al chilo rispetto al febbraio scorso. Il prezzo medio di vendita al caseificio è stato di 7,52 euro al chilogrammo contro i 7,66 di febbraio e i 7,80 di gennaio. Se si fa un confronto con i prezzi dell’anno scorso il calo è nell’ordine di circa 1,5 euro al chilo.

Tutto ciò naturalmente ricade negativamente sugli allevatori che conferiscono latte destinato alla lavorazione del Parmigiano-Reggiano i quali, a loro volta, sono pagati a seconda del prezzo di collocamento del prodotto finale. Nell’ultima annata agraria, quella del 2004, il latte è stato mediamente pagato l’8 per cento in meno dell’anno precedente.

“La crisi – afferma l’assessore provinciale all’Agricoltura e alimentazione Graziano Poggioli – non è causata tanto da problemi produttivi della filiera, ma dalla inadeguatezza del sistema Parmigiano-Reggiano a confrontarsi con situazioni di difficoltà economica del consumatore e con la concorrenza nella globalizzazione dei mercati. Questa crisi, probabilmente, non sarà breve ed è quindi necessario aprire una discussione immediata che permetta alle pubbliche amministrazioni, al mondo produttivo e commerciale di condividere un percorso di rilancio nel rispetto della libera concorrenza, delle competenze e della garanzia per il consumatore”.

La difficoltà del Parmigiano-Reggiano trae origine da una consistente stagnazione dei consumi che contemporaneamente si accompagna ad un incremento del 2,34 per cento della produzione (dati febbraio 2005). Questo andamento non fa che appesantire ulteriormente il settore.

L’assessore Poggioli in queste settimane ha partecipato a incontri con gli amministratori delle Province interessate all’area del Parmigiano Reggiano (che oltre a Modena sono Reggio Emilia, Parma, Mantova e Bologna) per individuare quelle iniziative che, dice, debbono essere “sviluppate insieme” cercando di “trovare sinergie tra i diversi soggetti della filiera e dell’indotto privato, cooperativo e pubblico del Parmigiano-Reggiano”. “E’ perciò necessario – aggiunge – che si attivi al più presto un tavolo comune che oltre ai produttori e alle loro associazioni coinvolga il consorzio Parmigiano-Reggiano, il sistema bancario, gli enti locali e la Regione”.

Per Poggioli gli obbiettivi da perseguire si possono sintetizzare nei seguenti punti: “Autoregolamentazione qualitativa del prodotto, promozione ed incentivazione dell’export; rilanciare territorio e filiera con un progetto “no ogm”, stimolare la differenziazione e la specializzazione del prodotto per qualificare la gamma dell’offerta (Parmigiano-Reggiano di montagna, da agricoltura biologica, con latte di brunalpina, di rossa reggiana, di bianca modenese); nell’immediato promuovere e sollecitare accordi con il settore bancario per l’accesso al credito agevolato; rimodulazione di risorse non utilizzate del Piano regionale di sviluppo rurale a favore del Parmigiano -Reggiano che potrebbero essere di circa quattro milioni di euro”.