Chi chiede una “casa popolare” rischia di dover aspettare una decina d’anni, perché ottiene l’alloggio pubblico solo il 7-8 per cento delle oltre 5 mila famiglie modenesi, spesso in piena emergenza abitativa, che ogni anno ne fa richiesta. Lo afferma la Cisl di Modena, secondo la quale sia le 300-350 assegnazioni annuali di “case popolari” che i contributi del Fondo sociale per l’affitto (più di 9 mila domande accolte nel 2004) sono del tutto insufficienti per affrontare l’emergenza abitativa a Modena e provincia.

«Il dramma della casa, da anni al centro delle nostre denunce e iniziative, si ripropone in questi giorni per l’esecuzione degli sfratti che riguarda più di mille famiglie – dichiara Pino Cocozza, componente della segreteria provinciale della Cisl e responsabile delle politiche sociali – Questa situazione è figlia della mancanza di una concreta politica abitativa finalizzata alla costruzione di almeno 1.500 nuovi alloggi all’anno di edilizia pubblica sovvenzionata da destinare al mercato dell’affitto a Modena e provincia a canoni sopportabili.

Vi sono sicuramente enormi responsabilità dei governi nazionali, ma anche le istituzioni locali – sostiene Cocozza – non hanno capito in tempo che la situazione si aggravava sempre più».
Per comprendere meglio il disagio economico in cui si trovano molte famiglie che abitano in affitto, il segretario Cisl ricorda che a metà degli anni Ottanta il canone medio era meno di 1.500 euro all’anno, mentre nel 2004 ha superato gli 8.500 euro all’anno. «Nessuna retribuzione da lavoro dipendente o da pensione ha beneficiato di incrementi così massicci – aggiunge Luciano Torri, segretario del Sicet, il sindacato inquilini della Cisl.

Questo spiega perché vi sia oggi un così alto numero di sfratti per morosità, conseguenza dell’impossibilità per molte famiglie di potersi permettere l’affitto. Perciò abbiamo richiesto da tempo l’intervento del Prefetto, della Provincia e delle istituzioni locali allo scopo non solo di ridurre l’impatto delle esecuzioni degli sfratti, in particolare per le famiglie di anziani e portatori di handicap, ma soprattutto per promuovere nuove politiche abitative. In particolare, oltre a costruire nuovi alloggi pubblici e privati a canoni concordati, occorre realizzare le Agenzie di garanzia per la casa, già definite negli accordi con le amministrazioni locali, ma – conclude il segretario del Sicet-Cisl – non ancora realizzate nei distretti, a eccezione di Carpi».