Dall’indagine dell’Antitrust può venire una importante spinta a favore della trasparenza sulla formazione dei prezzi, sulle caratteristiche qualitative dei prodotti e sulla correttezza dell’informazione in etichetta nel passaggio degli alimenti dai campi alle tavole.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare, positivamente, la delibera approvata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato per l’avvio di una indagine conoscitiva nel settore della distribuzione agroalimentare e l’effetto che questo ha sui prezzi finali applicati ai cittadini.

L’Autorità – riferisce la Coldiretti – rileva che ‘i considerevoli e ripetuti aumenti dei prezzi finali di vendita di molti beni alimentari intervenuti nel corso degli ultimi anni possono essere indicativi di particolari criticità nell’offerta dei servizi distributivi’. Una situazione- sottolinea la Coldiretti – che si è verificata nonostante un forte calo dei prezzi alla produzione agricola che hanno fatto segnare un meno 5% (- 17% per le verdure) nel 2004 e che sta anche determinato preoccupanti effetti sul lato dei consumi alimentari come dimostra la riduzione dell’1 percento stimata dall’Ismea, negli acquisti familiari delle famiglie nel 2004.

In un Paese come l’Italia, con la leadership europea nella produzione di frutta e verdura e di molti altri alimenti, bisogna garantire – afferma la Coldiretti – le condizioni di trasparenza necessarie per consentire agli imprenditori agricoli nazionali di continuare a produrre alimenti sani e ai cittadini di approfittare delle proprietà di prodotti indispensabili per la salute. La forbice elevata tra produzione e consumo mette in evidenza che – conclude la Coldiretti – esistono ampi margini da recuperare per dare la possibilità ai consumatori di fare acquisti convenienti e agli agricoltori di vedersi garantita una adeguata remunerazione dei prodotti che in molti casi non è arrivata a coprire i costi.

Dall’analisi della Coldiretti emerge che di circa 451 Euro al mese che ogni famiglia ha destinato per gli acquisti di alimenti e bevande nel 2004 oltre la metà per un valore di ben 230 Euro (51%) vanno al commercio e ai servizi, 135 (30%) all’industria alimentare e solo 86 (19%) alle imprese agricole. Questo significa – sottolinea la Coldiretti – che mediamente i prezzi dal campo alla tavola aumentano di cinque volte anche se con differenze nei vari settori: in un barattolo di passata il prezzo del pomodoro pagato all’agricoltore incide per circa il 9%, nella pasta quello del grano per appena il 7% e per il latte fresco una busta da un litro è esattamente il quadruplo del reale costo del prodotto che esce dalla stalla. E i margini del commercio e dei servizi – conclude la Coldiretti – tendono ad accrescere anno dopo anno a scapito di quelli dell’industria e soprattutto dell’agricoltura come dimostra il fatto che nel 1991, su un euro speso dal consumatore, 30 centesimi finivano all’agricoltura, 28 all’industria e 42 al commercio, un valore oggi è aumentato a 51 centesimi. mentre è sceso a 19 quello dell’agricoltura.