“Le esportazioni di vino Made in Italy in Cina sono quasi raddoppiate (+95%) per raggiungere un valore di oltre mezzo milione di euro mentre le importazioni in Italia sono una entità per ora marginale che raggiunge appena i tremila euro”. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli scambi commerciali di vino tra Italia e Cina nei primi due mesi del 2005 dalla quale si evidenzia che le esportazioni italiane superano di oltre 180 volte il valore delle importazioni.

D’altra parte, la prima bottiglia di vino cinese portata dalla Coldiretti all’ultima edizione del Vinitaly non ha superato l’esame dell’esperto sommelier che ha giudicato il contenuto della bottiglia di vino rosso Jinwangchao di qualità mediocre nei profumi e nel sapore, nonostante l”etichetta elegante con bottiglia bordolese di nuova generazione. Forse anche per questo la produzione cinese è per adesso sostanzialmente assente in Italia con un valore delle esportazioni dell’ordine di poche migliaia di euro. A differenza – sostiene la Coldiretti – il mercato cinese può diventare un importante sbocco per il vino made in Italy. Anche se negli ultimi venti anni la produzione cinese di vino è triplicata, non riesce infatti ancora a soddisfare la crescita della domanda interna stimata intorno al 20-30% annuo e con l’Italia che – riferisce la Coldiretti – si colloca solo al sesto posto tra i paesi fornitori del grande mercato orientale.

La Cina con 450mila ettari di vigneti (+150mila rispetto all’anno scorso), è – continua la Coldiretti – al quinto posto della classifica mondiale per superficie coltivata ad uva mentre dal punto di vista dei consumi interni il cinese beve in media per ora solo 0,3 litri di vino l’anno rispetto ai circa 50 degli italiani. Un valore – sostiene la Coldiretti – destinato a crescere per l’immagine positiva che sta conquistando il nettare di bacco che grazie all’espansione economica cinese sta diventando uno status symbol, sinonimo di successo. La Cina oltre ad essere un aggressivo paese esportatore per molti prodotti agroalimentari offre quindi anche grandi opportunità al Made in Italy ma – afferma la Coldiretti – occorre introdurre regole per garantire la trasparenza degli scambi di mercato per quanto riguarda l’indicazione di origine in etichetta e il rispetto delle norme etico ambientali.

Un obiettivo fortemente sostenuto dalla Coldiretti che ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa con l’approvazione della legge 204 del 3 agosto 2004, che rende obbligatorio indicare sulle etichette di tutti gli alimenti la provenienza della componente agricola impiegata. Un obiettivo che – precisa la Coldiretti – deve essere completato con l’emanazione dei decreti applicativi per i diversi prodotti per combattere la concorrenza con la trasparenza di mercato ed aiutare i consumatori a fare scelte di acquisto consapevoli con una adeguata informazione in etichetta.

Si tratta – conclude la Coldiretti – di accelerare il percorso già iniziato a livello nazionale con l’etichettatura di origine del latte fresco e a livello europeo dove sono state adottate norme per l’etichettatura di origine della carne bovina a partire dal primo maggio 2002 dopo l’emergenza mucca pazza, per l’indicazione della varietà, qualità e provenienza dell’ortofrutta fresca, il codice di identificazione delle uova a partire dallo scorso primo gennaio 2004 e dal primo agosto 2004 l’obbligo di etichettatura anche per il miele.