L’assessore regionale alle Attività Produttive Duccio Campagnoli ha presentato oggi, nell’Aula Magna dell’Area di ricerca CNR a Bologna, gli esiti, consegnati dal Comitato di valutazione, del secondo bando del Programma attivato dalla Legge regionale pensata per sostenere ricerca industriale e innovazione. I risultati raddoppiano il successo del primo bando e l’investimento della Regione.


Vengono approvati e sostenuti dal finanziamento regionale altri 347 nuovi progetti di ricerca industriale (sugli 800 complessivamente presentati a questo secondo bando dalle imprese emiliano-romagnole). I 347 progetti che conteranno su un contributo regionale di 62 milioni di euro mettono in campo investimenti in ricerca per 158 milioni di euro.
“La nostra Legge regionale – ha sottolineato l’assessore Campagnoli – ha voluto sperimentare un nuovo modello di incentivi che punta rigorosamente sulla qualità: vengono sostenuti quei progetti che realizzano non solo ricerca, ma anche prototipi e poi brevettazioni; e che prevedono assunzioni di nuovo personale per la ricerca e attivazione di collaborazioni delle imprese con Università ed Enti di ricerca. Su questo piano i risultati sono davvero straordinari”.


I nuovi 347 progetti approvati con il secondo bando, infatti, attivano l’assunzione di nuovo personale di ricerca nelle imprese per un totale di circa 600 nuove unità; e altri 512 contratti di collaborazione con Università ed Enti di ricerca (i contratti prevedono la attivazione di un minimo di 30 giornate/uomo di lavoro di ricercatori).
Sommando i risultati dei due bandi (il primo bando concluso a luglio dello scorso anno aveva selezionato 182 progetti) il Programma regionale ha quindi promosso complessivamente ben 529 progetti di ricerca (557 le imprese coinvolte) con 900 nuove assunzioni di ricercatori e 746 contratti di imprese/Università/Enti di ricerca attivati.
92 milioni di euro l’investimento della Regione in questa parte del Programma rivolta alle imprese e 235 milioni di euro il valore complessivo degli investimenti in ricerca mobilitati dai progetti.
“Il Programma regionale – ha affermato Campagnoli – dà una spinta concreta e forte allo sviluppo della ricerca industriale in regione. Questi risultati infatti fanno crescere del 10%, con le nuove 900 unità, il numero di addetti ricerca e sviluppo nelle imprese della regione e fanno crescere del 29% l’impegno di tutte le risorse pubbliche per la ricerca impegnati in Emilia-Romagna. E’ anche molto importante sottolineare che nel Programma ricerca e innovazione sono protagoniste le medie e piccole imprese, che insieme rappresentano l’82% dei progetti selezionati; le piccole sono il 55% e addirittura le piccolissime (con meno di 20 addetti) il 30% del totale”.


Per ciò che riguarda i settori che producono ricerca si conferma anche nel secondo Programma la grande incidenza della meccanica specializzata (meccanica di precisione, meccatronica, motoristica) poi di agroindustria, ceramica, informatica, energia/ambiente.
“Questi risultati – ha aggiunto l’assessore Campagnoli – confermano che si può e si deve puntare in Emilia-Romagna sulla crescita di una nuova industria che intreccia manifattura e conoscenza, per fare evolvere i nostri distretti produttivi in filiere e reti tecnologiche specializzate, competitive a livello internazionale”.



L’assessore ha anche ricordato che l’altro risultato del Programma regionale, oltre alla parte di sostegno ai progetti delle imprese, è quello della creazione dei nuovi laboratori di ricerca e centri per l’innovazione (51) e dei 6 parchi per l’innovazione.

Il Programma complessivo della Regione per la ricerca e l’innovazione vale quindi complessivamente 159 milioni di euro.

“Questi laboratori e centri, in questi mesi, si sono tutti costituiti come strutture permanenti. Ora, quindi vogliamo dar vita ad una Rete dell’alta tecnologia dell’Emilia-Romagna, con questi laboratori e con tutti gli altri centri di ricerca e sviluppo, pubblici e privati che operano in regione”, ha annunciato Campagnoli. “La Rete potrà certificare un marchio di qualità dei laboratori che ne fanno parte, promuovere il rapporto con il sistema produttivo e con le esperienze nazionali e internazionali. La nostra Legge ha dato davvero buoni risultati e può essere un modello per una nuova legislazione nazionale di cui c’è bisogno per sostenere investimenti in personale di ricerca in contratti tra Università e imprese e la creazione di reti per il trasferimento tecnologico nelle Università e negli enti di ricerca”.