La scoperta da parte della Guardia di Finanza di Reggio di oltre 200 forme di Parmigiano Reggiano con gravi irregolarità, oltre a rivelare una produzione in nero anche nel comparto del nostro formaggio tipico, frutto dei tentativi -non sufficientemente contrastati, come dimostra la vicenda del Comma 551- di sfuggire al regime comunitario delle quote latte, pone in rilievo alcuni altri importanti problemi, che secondo la Cia di Reggio Emilia è opportuno approfondire. “Essi riguardano in special modo il funzionamento dei controlli di qualità, prima sul latte da parte dell’Usl, poi sul formaggio da parte del Dipartimento Controllo Qualità”, afferma il presidente della Cia Ivan Bertolini.


“Da quanto si è appreso sulle verifiche della Finanza -aggiunge- è evidente che quanto numerosi allevatori reggiani andavano sostenendo da qualche tempo -problema più volte sottolineato anche dalla Cia- non era frutto di fantasia: ci sono figure di ‘furbastri’, da poco introdottisi nella nostra zona e con interessi diversi, che evidentemente pensano di utilizzare metodi (e scorciatoie) nella produzione, che non sono compatibili con un prodotto di prestigio qual è il Parmigiano-Reggiano”.

“Se l’azione svolta dalla Finanza è sicuramente importante -prosegue Bertolini- mette però anche in evidenza una carenza nei controlli sul formaggio, che sono di competenza del Dipartimento Controllo Qualità. Questo pone il problema del funzionamento di questo organismo, della sua autonomia e della sua adeguatezza agli importanti compiti di cui è investito: in questo caso non ha dimostrato di essere all’altezza. E’ quindi opportuna una verifica”.

“I controlli di cui si è avuto notizia, mettono poi in evidenza che si è prodotto da parte di un paio di strutture di trasformazione -continua- del Parmigiano Reggiano con latte evidentemente non idoneo dal punto di vista igienico sanitario; un comportamento che richiede da parte degli organi di controllo una risposta dura nei confronti di chi ha agito in un modo tanto scorretto e che rischia di insinuare dubbi e creare contraccolpi all’intero sistema del Parmigiano Reggiano”.

“Perciò -conclude il presidente Cia- anche se a causa delle lungaggini ministeriali non c’è ancora il provvedimento applicativo del ‘Decreto sanzionatorio’, riteniamo che in questo caso debba essere preso un provvedimento esemplare, anche con il ritiro delle ‘fascere’, impedendo perciò a chi ha tenuto i comportamenti in questione di continuare ad utilizzare il marchio Parmigiano Reggiano”.