Oltre 6 mila diapositive, circa 300 stampe, una settantina di calchi e matrici per calchi e un nucleo di attrezzi da lavoro compongono l’archivio del restauratore modenese Uber Ferrari, morto nell’agosto del 1990. I materiali, che la moglie Emanuela Borgonzoli ha donato al Museo civico d’arte di Modena, saranno presentati sabato 22 ottobre nella Sala dell’oratorio del Palazzo dei Musei in occasione di un incontro promosso per ricordare la figura di Ferrari a quindici anni dalla scomparsa e per riflettere sui temi del restauro.

All’iniziativa, in programma dalle 9.30 alle 12, partecipano il sindaco di Modena Giorgio Pighi, l’arciprete maggiore del Capitolo del Duomo monsignor Rino Annovi, la responsabile del Museo civico d’arte Francesca Piccinini, Giorgio Bonsanti, già attivo a Modena in qualità di Soprintendente e a lungo direttore dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, e Jadranka Bentini, già Soprintendente per i Beni Artistici e Storici di Modena e Reggio e oggi direttrice del Museo internazionale delle ceramiche di Faenza.

I materiali donati al Museo consentono di ripercorrere l’attività di uno dei più noti restauratori modenesi, attivo già a partire dagli anni Cinquanta a fianco di Alessio Quartieri, il maestro dal quale ereditò la bottega e con il quale intervenne, per esempio, sulla Pietà di Begarelli nella chiesa di san Pietro e sull’Arca di San Geminiano conservata nel Museo lapidario del Duomo. Fu soprattutto negli ultimi anni Settanta e nei primi anni Ottanta che Ferrari collaborò con il Comune e con le Soprintendenze conducendo lavori di grande rilievo come i restauri del Duomo, di gruppi plastici di Begarelli in san Domenico e san Francesco, delle sale storiche del Palazzo comunale, della Sala dei cardinali della Fondazione San Carlo e di altri edifici in tutta la regione. Collaboratori di Ferrari sono stati Tiziano Quartieri, nipote di Alessio, Dina Tacconi, Giuliana Graziosi e, in qualità di ricercatrice archivistica, Orianna Baracchi Giovanardi.