Un convegno internazionale all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia approfondisce il confronto sulle conseguenze da stress post-traumatico conseguente a conflitti etnici e guerre. L’iniziativa nell’ambito di un progetto di ricerca dell’UE denominato ‘Connect’.

All’esperienza diretta di eventi traumatici conseguenti a dolorosi conflitti bellici, con particolare riferimento a quanto accaduto nell’ex Jugoslavia, e al controverso ruolo delle discipline psichiatriche in questo ambito il Dipartimento integrato di Neuroscienze, Testa-Collo e Riabilitazione dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia dedica un convegno internazionale dal titolo “Guerre e Traumi: quale ruolo per la psichiatria?”.
L’appuntamento è per domani, mercoledì 9 novembre, con inizio alle ore 9,00 all’Aula Magna del Centro Servizi Didattici della Facoltà di Medicina e Chirurgia (via del Pozzo 71) a Modena.

Sono ancora vive in tutti noi le immagini dei bombardamenti e dei massacri che hanno accompagnato per anni lo smembramento della confederazione jugoslava, esplosa nella rivalità e nella violenza dei gruppi etnici che lo componevano, per provare – pure a distanza di tempo – indifferenza. Ma, come quel terribile conflitto è stato vissuto dai protagonisti? Quali e quanto profonde lacerazioni ha lasciato il trauma della guerra per essere superato? A questi interrogativi e a come si sviluppa e si cura in una prospettiva sanitaria e sociale un forte trauma sta cercando di rispondere un’ampia e complessa ricerca multicentrica, denominata “Connect”, finanziata dall’Unione Europea, che vede impegnata su più fronti l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, insieme ad altre 8 università, alcune delle quali inserite nei contesti dove è maturata l’esperienza (Belgrado, Pristina, Rijeka, Sarajevo, Skopje e Zagabria) e altre in Paesi mete di arrivo dei profughi sottrattisi alla guerra (oltre Modena, Dresda e Londra).