Macchine da corsa leggerissime, tutori ossei intelligenti: sono le applicazioni sulla terra dei cosiddetti materiali compositi, fino a oggi impiegati solo nei settori della Difesa e della Ricerca avanzata. Se ne parla oggi a Modena in un convegno nella sede di Democenter.

Sono le meraviglie dei materiali compositi, elementi considerati per anni come esclusivamente applicabili in ambito aerospaziale e impiegati ora a oggetti di uso quotidiano: “stoffe” e trame di fibre di carbonio, di vetro, di kevlar che conferiscono alle componenti quella levità e nello stesso tempo quella rigidità necessaria a un utilizzo ottimale di attrezzature e apparecchiature.
Della loro diffusione si parlerà oggi, alle 15, a Modena, nel convegno “I materiali avanzati e la stazione spaziale internazionale” organizzato, nella propria sede in viale Virgilio 905, da Democenter, il centro che si occupa di sistemi produttivi e trasferimento tecnologico offrendo alle piccole e medie imprese il supporto tecnico e il know how necessario per applicare soluzioni innovative complesse.

“Si tratta di materiali – spiega l’ingegnere Paolo Onesti di Democenter – realizzati in laboratorio e che fino a poco tempo fa venivano utilizzati solo in ambienti estremi dove sono necessari accorgimenti e strumentazioni ad alta precisione”.
E’ il caso per esempio del CVE (cold volume enclosure structure) un “armadio” da mandare in orbita costituito da materiale composito in fibra di vetro di 150 chili che deve supportare una massa totale di circa 480 Kg tra cassetti, carico, accessori ed elettronica.

“Da un punto di vista ingegneristico – spiegano alla DTM Technologies di Modena dove si realizzano progetti tecnologici d’avanguardia in campo industriale, aerospaziale e bio-medicale – questo ha significato realizzare una struttura estremamente leggera, ma in grado di sopportare forze equivalenti a circa una tonnellata per poter resistere alle accelerazioni al lancio dello Space Shuttle”.