Quasi un residente su due in Trentino Alto-Adige, Veneto, Friuli Venezia-Giulia e Emilia-Romagna ha chiesto in vita sua finanziamenti o mutui per l’acquisto della casa, dell’auto, di mobili, elettrodomestici, gioielli o viaggi.

Per l’esattezza si tratta del 48,5% dei residenti del
Nord Est, pari a 4,3 milioni di trentini, veneti, friulani ed emiliano-romagnoli. E un 1 milione e 200.000 pensano di farlo nel prossimo triennio. E’ quanto emerge dalla ricerca ”Gli italiani e il credito al consumo”, commissionata da Crif e svolta dall’Istituto Astra Ricerche su un campione rappresentativo della popolazione italiana tra i 18 e i 79 anni equivalente a circa 45,3 milioni di adulti.
Il ricorso al credito è avvenuto più della media tra i 35-64enni (tra i 35-44enni si arriva addirittura al 71% e tra i 45-54enni al 60%), nelle classi media, medio-alta e alta, nel ceto medio autonomo (90%) e impiegatizio (65%), oltre che tra gli imprenditori/dirigenti/professionisti (62%).

Rispetto all’analoga indagine realizzata nel 2003, la quota di popolazione residente nelle quattro regioni del Nord Est coinvolta in mutui-finanziamenti è cresciuta di otto punti percentuali (dal 40,1% al
48,5%), con un incremento in poco più di un biennio di quasi 900 mila persone. Tra i motivi che hanno spinto a chiedere mutui e finanziamenti, in
testa alla classifica c’à la possibilità di acquistare pagando un pò alla volta (39%), la convenienza dei tassi di interesse e delle condizioni (25%), l’aver trovato la proposta giusta tra molte (16%) e la possibilità di risparmio fiscale (1%).

”Il ricorso al credito – spiega Enrico Finzi, presidente di Astra Ricerche – non viene più percepito come l’ammissione di una condizione
economica precaria o poco agiata e, anzi, permette alle famiglie di non rinunciare ai consumi, dilazionando e pianificando in modo consapevole le
spese nel medio termine”.

E il futuro cosa riserva?
Nel prossimo triennio, ossia entro l’autunno 2008, quasi un adulto su sette residente
nel Nord Est prevede di chiedere un mutuo/finanziamento per l’acquisto di una casa, di un’auto, di viaggi e così via, ecc. Si tratta di 1,2 milioni di adulti (al di sopra della media i 18-44enni, i laureati, i soggetti di classe media e superiore, gli internauti): un dato in linea con quello registrato nel 2003. Insomma un vero e proprio boom dovuto anche al mix di
professionalizzazione, articolazione e comunicazione dell’offerta.

L’indagine segnala un altro fenomeno interessante: si estende il favore collettivo circa la richiesta (da parte delle banche e istituzioni finanziarie legali) e la fornitura (da parte di chi aspira al credito) di
informazioni volte a verificare l’affidabilità di chi chiede soldi in prestito, cioè la sua possibilità e la sua volontà di restituire la somma alle scadenze concordate. In effetti solo il 15% è ostile alla
valutazione dell’affidabilità delle persone che chiedono mutui e finanziamenti perchè ”la riservatezza, la privacy, deve essere tutelata
prevalendo su ogni altra esigenza”: una tesi che nel 2003 era sostenuta dal 17% dei cittadini.
Il 73% dei residenti in Trentino Alto-Adige, Veneto,
Friuli Venezia-Giulia e Emilia-Romagna si dice favorevole alle regole stabilite circa i tempi di conservazione delle informazioni, contenute nei
Sistemi di Informazioni Creditizie, sull’affidabilità di chi ha chiesto un finanziamento/mutuo.

Sempre in materia di tempi di conservazione dei dati positivi contenuti nei Sic, secondo i risultati di uno studio del Crif, un’ulteriore riduzione dei dati positivi si rifletterebbe negativamente sui volumi di credito erogati, con notevoli restrizioni in termini di accesso al credito per gli italiani. Se i dati positivi venissero conservati 2 anni invece degli attuali 3, per 632.509 italiani penalizzati dalla perdita della propria referenza creditizia diventerebbe più difficile e/o più oneroso ottenere credito.
In particolare, per 99.290 cittadini, che oggi ottengono credito, diventerebbe addirittura impossibile accedervi.