Un software per far dialogare in ospedale il medico ed il paziente straniero che ha bisogno di cure ed assistenza ma non parla l’italiano e non lo comprende. Una sorta di ‘mediatore culturale elettronico’ utilizzabile con qualsiasi tipo di computer, anche con un palmare. Lo sta sperimentando l’ospedale di Pavullo, sull’Appennino modenese, dove e’ stato ideato il progetto ‘Parliamoci’, che si basa sull’utilizzo di domande preconfigurate, tradotte in 13 lingue, alle quali corrisponde una numero chiuso di risposte.

I risultati dell’ applicazione della soluzione multimediale saranno presentati in occasione della fiera ‘Aza Mataotra’ (Immigrazione, Intercultura, Comunita’ Straniere) in programma a Modena da oggi a domenica, nel quartiere fieristico, dove sono in programma anche dimostrazioni pratiche del software.


Nella nostra societa’, sempre piu’ mista, l’esigenza di un’ integrazione culturale da parte degli operatori sanitari nei confronti dei pazienti stranieri – sottolinea l’Ausl di Modena – inizia ad essere avvertita come un fatto importante sia dal punto di vista numerico, sia dal punto di vista qualitativo.

Considerando i dati generali sulle presenze e quelli specifici legati all’accesso alle strutture sociosanitarie, le traduzioni sono state fatte in 13 lingue, quelle piu’ parlate dagli stranieri residenti in provincia di Modena. Partendo dalla piu’ diffusa, sono arabo (34,57%), inglese (10,7%), albanese (10,29%), russo (6,65%), cinese (5,93%, rumeno (4,77 %), urdu (3,66%), filippino (3,5%), turco (3,38%), spagnolo (2,88%), punjabi (2,6%), francese (2,6%), polacco (1,95%). L’elenco rappresenta complessivamente piu’ del 93% delle lingue madri o parlate dagli immigrati presenti nella provincia, e garantisce quindi un’elevatissima copertura del fabbisogno. Il software risponde alla necessita’ di comunicare con persone che non parlano la stessa lingua e puo’ essere facilmente utilizzato con un qualsiasi computer: desktop, notebook, tablet Pc, palmare.


Grazie al programma informatico, in assenza o in attesa dell’ interprete o di un mediatore culturale, e’ possibile gestire un colloquio che si articola attraverso una serie di domande preconfigurate, a ciascuna delle quali corrisponde un numero chiuso di risposte che possono essere scelte in base alle caratteristiche dell’interlocutore (ad esempio, maschio o femmina). Le risposte possono essere correlate a successive domande, secondo una struttura ad albero. La realizzazione del progetto nasce anche dalla necessita’ di poter operare nei confronti dei pazienti stranieri, che non comprendono l’ italiano, in modo corretto dal punto di vista deontologico e legale. Basti pensare infatti, rileva l’Ausl, alle implicazioni che puo’ avere un intervento chirurgico su un paziente che non ne abbia ben compreso i rischi ed i benefici. Il progetto ha avuto origine, si e’ sviluppato e si sta perfezionando nel reparto di Ortopedia dell’ospedale di Pavullo, con la partecipazione di tutto il personale sanitario. L’intento e’ di portare in tempi brevi il progetto in altri reparti e servizi ospedalieri dell’Azienda Usl di Modena.