Dieci richieste di rinvio a giudizio formulate dal Pm di Bologna Stefano Orsi a conclusione di un’inchiesta su permessi di soggiorno per immigrati che sarebbero stati ottenuti in maniera fraudolenta.


Secondo l’accusa formulata dal Pm, dietro un’associazione bolognese che ha come obiettivo ”la tutele di emigrati ed immigrati” si sarebbe nascosta invece un’associazione per delinquere finalizzata a commettere reati contro la fede pubblica e in materia di collocamento al lavoro e immigrazione clandestina. Ci sarebbe stata un’attivita’ di intermediazione tra aziende privati e lavoratori immigrati basata su assunzioni fittizie per creare le condizioni apparenti per ottenere in modo fraudolento i permessi di soggiorno. E le assunzioni fittizie sarebbero state ottenute grazie anche al titolare di una ditta artigiana per il montaggio di scaffalature metalliche, che attestava le assunzioni in cambio di denaro. Un ragioniere avrebbe poi predisposto le false buste paga. Altri rapporti di lavoro fittizi sarebbero stati creati con la documentazione di altre quattro ditte. Gli immigrati avrebbero corrisposto 3.000 euro per la regolarizzazione.


In un’altra inchiesta simile, condotta sempre dal Pm Orsi, sono stati inviati una dozzina di avvisi di fine indagine. L’ inchiesta ha ruotato attorno ad un’agenzia che forniva consulenza e assistenza agli stranieri, per tutte le pratiche legate alla regolarizzazione. Secondo le indagini del Pm e della polizia, l’agenzia nascondeva un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa e ad altri reati connessi all’ immigrazione clandestina: assunzioni fittizie, corruzioni, false fideiussioni. La sede dell’agenzia era proprio di fronte alla questura di Bologna, nell’elegante galleria Falcone e Borsellino.


Il titolare dell’agenzia e una sua collaboratrice, procuratrice legale, avevano trascorso anche un periodo agli arresti. Nell’inchiesta erano finiti indagati per corruzione (avrebbero ricevuto regali, ad esempio un prosciutto, in cambio di favori) anche due agenti della stessa questura: un sovrintendente di 45 anni, addetto all’ufficio passaporti poi passato ad altro incarico, e un agente ausiliario di 24 anni, ora non piu’ in polizia. Gli altri indagati che hanno ricevuto l’avviso di fine indagine sono sia immigrati che avevano il compito di ‘reclutare’ connazionali, sia imprenditori (come il gestore di un albergo) che avrebbero attestato false assunzioni.