Si rinnova e si rafforza in Emilia-Romagna la rete di rilevamento degli inquinanti atmosferici come polveri fini, ultra fini e ozono. La Regione Emilia-Romagna e l’Agenzia regionale prevenzione e ambiente, infatti, con un investimento pari a 4,4 milioni di euro, hanno trasformato la rete di monitoraggio e messo a punto una nuova serie di strumenti che spaziano da quelli di analisi alla modellistica revisionale, dalla comunicazione dei dati alle previsioni sugli inquinanti.


Con una novità che arriva dall’Europa, al centro dell’attenzione non più solo le polveri fini (Pm10), ma anche quelle ultrafini (Pm 2,5). La nuova proposta di direttiva europea, che diventerà vincolante nel 2015, prevede infatti che vengano controllate le concentrazioni al suolo anche del particolato ultrafine e fissa come vincolo una media annuale della concentrazione di Pm 2,5 pari a 25 µg/m3 (ora per il PM10 è 40 µg/m3), invitando gli Stati membri comunque a una riduzione dello stesso pari al 20%.
La direttiva riconosce che in Europa proprio l’esposizione a queste polveri provoca 348 mila morti premature ogni anno e per questo è necessario ridurre l’esposizione a queste polveri in tutti i paesi.

La nuova rete di monitoraggio
La nuova rete regionale di monitoraggio della qualità dell’aria è stata progettata definendo i punti di misura più significativi all’interno delle stazioni già esistenti e individuando nuovi siti “ad hoc” per una lettura uniforme dell’inquinamento sul territorio per la protezione della salute e dell’ambiente.

La rete – completamente operativa nel 2007 – sarà composta da 263 analizzatori (erano 238), distribuiti in 62 stazioni (erano 88). Tutte le stazioni avranno analizzatori per la misura di biossido di azoto e delle polveri fini, 38 misureranno l’ozono (erano 29), 35 il benzene (erano 10) e 24 le polveri ultra-fini (erano 3). A questi analizzatori si aggiungono quelli per il monitoraggio del monossido di carbonio che sono 38 e i 13 per il biossido di zolfo. La qualità delle misure e la confrontabilità dei dati sono garantite da un sistema di gestione certificato secondo le norme internazionali Iso 9001:2000.
La nuova normativa suddivide inoltre il territorio in aree omogenee: l’agglomerato, gravitante sui comuni con più di 50 mila abitanti o con comparti produttivi significativi in cui la maggioranza dei cittadini è sottoposta a valori critici di inquinamento, l’area esterna all’agglomerato (Zona A), sostanzialmente la restante parte del territorio regionale di pianura e la zona di tutela o sensibile (Zona B) in cui si deve preservare la qualità dell’aria affinché non siano perturbati gli ecosistemi naturali presenti e generalmente individuata dai parchi naturali e dai territori di collina/montagna.
Arpa si è attrezzata per rispondere alle nuove disposizioni europee sull’inquinamento anche dal punto di vista sanitario. Un esempio è il progetto “PolveRe”, realizzato dall’Istituto Ciamician dell’Università di Bologna e da Arpa Sezione di Reggio Emilia, che analizza la vita e la composizione delle particelle che compongono le polveri fini al fine di valutare gli effetti sanitari e ambientali.