Nessuna comunicazione ufficiale da parte del Tribunale è giunta, ad oggi, all’Azienda relativamente alla vicenda del signor P.A. Per questo motivo è impossibile, in questo momento, per la direzione aziendale esprimere alcuna considerazione circa la vicenda giudiziaria.


E’ volontà dell’Azienda tuttavia, sia nell’interesse del signor P.A. sia di quello dei professionisti che lo hanno assistito e curato, fare piena chiarezza laddove esistano ombre sul loro operato. E’ garantita quindi una piena e totale collaborazione con la magistratura.

Rispetto a quanto apparso invece oggi sulla stampa, sono doverose alcune precisazioni.
Il signor P.A. è stato colpito nell’aprile del 2004, da un grave arresto cardiaco e deve la vita, letteralmente, all’intervento tempestivo e alle manovre rianimatorie di defibrillazione compiute dal personale del 118 Bologna Soccorso, intervenuto in pochissimi minuti.
La gravità dell’arresto cardiaco e della patologia di cui soffre il paziente hanno consigliato i cardiologi dell’Ospedale Maggiore, all’impianto di un defibrillatore, apparecchio salvavita in grado di ripristinare la funzione cardiaca in casi di grave aritmia ventricolare.


Nel corso del 2005 la ditta produttrice del defibrillatore, Medtronic, ha appurato l’esistenza di alcune possibili anomalie di funzionamento della batteria che alimenta il defibrillatore (9 casi su 87.000 in tutto il mondo), dandone pubblica informazione e contattando immediatamente gli ospedali italiani che avevano utilizzato tale prodotto, per ulteriore salvaguardia dei pazienti.
La cardiologia dell’ospedale Maggiore aveva sino a quel momento impiantato 11 defibrillatori di quel tipo, compreso quello del signor P.A. L’Azienda ha contattato personalmente tutti gli 11 pazienti e ha proposto loro la sostituzione della batteria, potenzialmente difettosa.
Tutte le 11 batterie sono state sostituite, compresa quella del signor P.A., senza che insorgessero difficoltà chirurgiche e di post intervento.
Il defibrillatore è un apparecchio di dimensioni maggiori rispetto a quelle di un tradizionale pace-maker, viene inserito sotto la pelle e la sua tolleranza, da parte dei tessuti cutanei, può essere a volte particolarmente faticosa e provocare complicanze, soprattutto quando, come nel caso del signor P.A., la persona è di corporatura asciutta.


Il signor P.A. ha purtroppo sofferto di una complicanza, il decubito della ferita che ricorre nel 6% circa dei casi, e per questo motivo, a distanza di circa 6 mesi dal primo intervento, nel novembre dello scorso anno è stato eseguito un secondo intervento di chirurgia plastica, per risolvere ogni problema legato all’inserimento sottocutaneo della nuova batteria.



Il signor P.A. è stato quindi seguito costantemente presso l’ambulatorio cardiologico dell’ospedale Maggiore: il decorso post intervento è stato regolare e non è mai stata riscontrato alcun problema sia legato al funzionamento del defibrillatore, sia all’intervento chirurgico subito, né è mai stato prospettato, perché assolutamente non necessario, alcun tipo di nuovo intervento. L’ultimo controllo è avvenuto lo scorso 26 aprile.
L’Azienda Usl di Bologna, pur ribadendo la totale e piena disponibilità a collaborare con il Tribunale di Bologna e in attesa di una comunicazione ufficiale, sottolinea che la Cardiologia dell’ospedale Maggiore è una struttura di eccellenza nazionale, in particolare per quanto riguarda l’attività di cardiostimolazione, avviata dal 1985 e di terapia ablativa delle aritmie, dal 1990. Nel 2005 sono stati eseguiti 292 impianti di pace-maker e defibrillatori e 170 procedure di ablazione transcatetere, con una percentuale di successo e incidenza di complicanze totalmente sovrapponibile ai centri di riferimento nazionali e internazionali. Ciò rende conto della rilevante percentuale di pazienti (30-35%) provenienti da altre province e da centri fuori regione.