Sono in aumento le imprese dell’Emilia Romagna che hanno scelto di affrontare la sfida della competitività mondiale puntando soprattutto sugli investimenti.

Lo conferma un’indagine che Confindustria regionale ha realizzato in collaborazione con Carisbo Sanpaolo Imi su un campione di 700 aziende (400 piccole, 225 medie e 56 grandi), appartenenti al settore manifatturiero, che rappresentano un totale di 69.500 adetti e un fatturato che supera i 20 mld di euro.
Nel corso del 2005, si registra un importante incremento della percentuale di imprese che hanno effettuato investimenti: l’87,2% rispetto all’82,% del 2004. Il dato conferma un trend positivo che già si era manifestato a partire dal 2002 e che, stando alle informazioni contenute nel documento presentato oggi nella sede di via Barberia a Bologna, si manterrà in crescita anche nel 2006. Per l’anno in corso, infatti, l’88,4% delle imprese intervistate ha dichiarato di prevedere nuovi investimenti.
A presentare l’indagine il vicepresidente di Confindustria Emilia Romagna, Mario Riciputi, che ha analizzato nel dettaglio gli investimenti per tipologia. Nel 2005, i più diffusi sono stati quelli relativi all’Ict (con il 54,6% delle aziende che si è impegnata in questo ambito), seguiti dagli investimenti in nuove linee di produzione (52,5%) e dagli investimenti in ricerca e sviluppo (40,4%).

Il 36,1% delle imprese ha dichiarato di avere investito in attività di formazione. Percentuali inferiori per quanto riguarda i mezzi di trasporto
(28,7%), tutela ambientale (25,2%) e investimenti in nuovi immobili (25,1%). Da sottolineare invece l’impegno delle aziende a investire all’estero, sia per quanto riguarda la produzione (5,9%), sia per rispetto alla commercializzaione dei prodotti (12,2%).
Un dato quest’ultimo che fa ben sperare circa le possibilità di ripresa dell’economia quantomeno regionale, dal momento che, sul fronte previsionale, gli imprenditori hanno dichiarato che proprio su questa carta vogliono puntare, raddoppiando gli investimenti. Nel 2006, infatti, il
23,2% delle aziende si impegnerà nella commercializzazione all’estero e il 12,8% nella produzione all’estero: una crescita pari al 100% rispetto al 2005.
E se l’88,4% degli imprenditori ha affermato la volontà di investire
nel 2006, si può dedurre che la fiducia nella ripresa dell’economia e la speranza di poter agganciare la locomotiva internazionale godono in questo
momento delle migliori premesse.

Da questo punto di vista, il rapporto di Confindustria ha messo in evidenza le aree di investimento su cui si punterà nell’anno in corso:
nuove linee di produzione (55,8%), Ict (55,1%), formazione (49,9%), ricerca e sviluppo (49,6%).

In crescita rispetto al 2005 risultano gli investimenti in tutela ambientale (35,8% previsto rispetto al 25,5% del 2005), in mezzi di
trasporto (32,8% rispetto al 25,2%) e nuovi immobili (31,7% rispetto al 25,1% del 2005).
Se si prendono in considerazione, invece, gli investimenti in relazione alle dimensione delle imprese, la propensione ad essi risulta più elevata
tra le grandi imprese: il 96,4% ha dichiarato di avere effettuato investimenti nel 2005 contro il 93,8% delle medie imprese e l’82,2% delle
piccole. Per quanto riguarda il 2006, la totalità delle grandi imprese prevede di realizzare investimenti, percentuale che si alza al 95,1% per le medie e all’83,2% per le piccole.

Entrando nel dettaglio, le piccole imprese, ovvero quelle fino a 49 addetti, fanno registrare nel 2005 una percentuale più alta per gli investimenti in Ict (47,8%), seguiti da quelli in linee di produzione
(42,1%) e in ricerca e innovazione (28,7%). Significativi anche quelli in formazione (28,2%). Per il 2006, invece, risultano in aumento le pissole
imprese che prevedono di realizzare investimenti in ricerca e sviluppo, formazione e internazionalizzazione.
Fra le medie imprese (50-249 addetti) il 65,3% ha effettuato investimenti in linee di rpoduzione; il 60,4% in Ict; il 53,3% in ricerca e sviluppo. Significativi i risultati per la formazione (46,7%) e tutela ambientale (33,8%). Maggiori incrementi previsti anche per il 2006, soprattutto in Ict (66,7%), formazione (58,2%) e tutela ambientale (45,3%). Confermata l’attenzione verso i mercato esteri, soprattutto per l’anno in corso, quando le percentuali pressochè raddoppiano.
Le grandi imprese (dai 250 addetti in su) dimostrano un grande impegno su questo fronte, con l’87,6% che ha investito nel 2005 in Ict, il 75% in linee di produzione, il 69,9% in ricerca e innovazione. Importante il dato relativo alla formazione (50%).

Anche per quanto riguarda i mercati internazionali, l’attività delle grandi imprese risulta più intensa e sistematica: il 12,5% ha effettuato investimenti produttivi e il 19,6% commerciali. Per il 2006, le previsioni parlano ancora di crecita: significativi gli investimenti in nuovi immobili (51,8%), mezzi di trasporto (41,1%) e tutela ambientale (62,5%). La
formazione fa registrare infine una percentuale del 71,4%.
In sostanza Ict, linee di produzione, ricerca e sviluppo fanno da traino nelle scelte delle imprese. Da non sottovalutare anche la forte rilevanza degli investimenti nella formazione del personale e nella tutela ambientale.
Per quanto riguarda i fattori critici che influenzano la decisione di realizzare gli investimenti previsti, quelli di natura congiunturale sono quelli che più condizionano le scelte degli imprenditori. In particolare, si registra una flessione del numero di aziende che hanno indicato l’insufficiente domanda attesa (35,4% per il 2006 rispetto al 39,2% del
2005) che rimane comunque l’ostacolo maggiore. In leggero aumento, invece, la percentuale di risposte che indicato l’influenza di elevati
investimenti effettuati l’anno precedente (10,4% rispetto all’8,8% del 2005).
Sul fronte dei fattori strutturali, vanno evidenziati; la difficoltà a reperire risorse finanziarie, che per la prima volta diventa criticità più influente nelle decisioni di investimento (20,1% rispetto al 16,1%).
Altri ostacoli sono legati alle risorse umane, la cui difficoltà a reperirle torna a crescere (19,6% rispetto al 13,6% del 2005).

E ancora, impossibilitò di dedicare personale alla
progettazione/realizzazione (13,6% rispetto al 18,4%). Va segnalato, infine, l’aumento percentuale di imprenditori che individuano tra i fattori critici le difficoltà amministrative e burocratiche (17,8% rispetto al 14,2% dell’anno precedente) e la difficoltà a reperire le informazioni necessarie. ”Occorrono – ha così concluso la sua relazione Riciputi – politiche industriali che favoriscano il superamento dei persistenti ostacoli agli investimenti, per garantire alle imprese maggiore competitività”.