Oltre e dopo i 92 milioni erogati dallo Stato ai consorzi di bonifica emiliano romagnoli per l’attività pubblicistica di difesa del suolo, a marzo scorso, sempre lo Stato, ha erogato l’esecuzione di altre 7 opere urgenti di protezione civile sempre nell’ambito della difesa del suolo per fronteggiare il dissesto idrogeologico (Che non si tratti di dissesto conseguente alla manutenzione da parte dei consorzi stessi?) per ulteriori 4,5 milioni di euro.
Il silenzio dei consorzi di bonifica, a questo punto, preoccupa non poco.


Delle due l’una:
– O queste somme saranno ancora una volta dirottate dalla Regione ai consorzi di bonifica ed allora si spiega il silenzio dopo l’autogol. Ma in tal caso va valutata l’origine del dissesto idrogeologico dei 7 interventi previsti per verificarne eventuali responsabilità (non si deve mai dimenticare – a tal proposito – che il territorio dell’Emilia Romagna è al 100% comprensorio di bonifica per cui i consorzi dovrebbero svolgere, sia pure in regime di proroga fino a quando le Province non assumono la programmazione col P.T.C., la difesa del suolo; pertanto le condizioni del territorio sono nella responsabilità della Regione e per essa dei Consorzi) al fine di evitare che il superamento dell’eventuale fallimento accertato dell’attività dei consorzi sia affidata allo stesso fallito con la ragionevole certezza che ripeta gli errori che hanno portato al dissesto che si intende eliminare.

– O queste somme sono state affidate ad altri soggetti attuatori (Comuni, Province, Comunità Montane) ed in tal caso si deve spiegare ai cittadini che i consorzi vengono esautorati dalla funzione di difesa del suolo confermandosi la necessità di abolire definitivamente il contributo di bonifica infatti il beneficio generale, presupposto teorico dell’addebito dei contributi di bonifica, non vi può essere se il Consorzio non svolge la funzione pubblicistica di difesa del suolo da cui soltanto tale beneficio può generarsi.

Intanto è bene che l’opinione pubblica regionale, proprio in questo periodo di arrivo degli avvisi di pagamento dei contributi di bonifica che, si rammenta, non devono essere pagati rivolgendosi al telefono 059-776777 per saperne di più, sappia l’ammontare del costo che i cittadini, proprietari e agricoltori, sopporta per contributi di bonifica: euro 75 milioni all’anno (140 miliardi di vecchie lire). Una somma enormemente alta che aumenta spropositatamente la pressione della fiscalità locale emilianoromagnola: la più elevata pagata tra i cittadini di tutte le regioni italiane, nord compreso. Ma il costo diventa più insopportabile e spaventoso se si considerano i benefici che i cittadini ricevono rispetto a questo costo: così scarsi che secondo nostre stime l’ammontare ragionevole dei contributi di bonifica, a fronte dei servizi attualmente resi, non dovrebbe eccedere i 3,8 milioni di euro all’anno. Non solo: i consorzi nostrani hanno la cattiva abitudine di non separare, in contrasto con quanto prevede la legge, il bilancio della gestione di difesa del suolo da quello della gestione irrigua. Così accade che chi riceve il beneficio diretto della irrigazione (per quelle poche imprese agricole che lo ricevono) viene finanziato a fondo perduto da chi paga i contributi di bonifica cosa vietata dalla legge che separa – prevedendo due diversi presupposti impositivi – il contributo di bonifica dai contributi irrigui.

Insomma il settore della bonifica in Emilia Romagna necessita di una forte opera di moralizzazione, trasparenza e attuazione del decentramento. Deve essere chiaro, però, che l’avvio di tale forte azione moralizzatrice deve e può solo partire dai cittadini mediante la cessazione del pagamento della bonifica: infatti il pagamento di un contributo a tutti gli effetti volontario rappresenta una forma di avallo di fatto verso l’ente di bonifica e in favore dell’attuale stato di confusione del settore che tanti costi provoca a danno dei cittadini, della regione e dello stato.

(Il presidente nazionale di UNICO Agricoltura F.to Antonio De Franco)