“Il Comune di Modena da tempo ha attivato percorsi specialistici relativi a fenomeni quali bullismo, dispersione scolastica, immigrazione, maltrattamento e abuso e disabili e non sottovaluta l’aumento delle situazioni di disagio minorile in città”.

Lo ha ricordato nel corso del Consiglio comunale l’assessore alle Politiche per l’Istruzione Adriana Querzè, rispondendo ad un’interrogazione con cui Baldo Flori (Modena a Colori) chiedeva “perché il Comune non avvia un Piano di ricerca e di rilevazione sul disagio, per potere prevenire, con azioni mirate e concrete, il malessere in aumento dei bambini e degli adolescenti”.

Nel dettaglio, Flori ricordava la situazione di “quasi emergenza” emersa da una recente indagine regionale, che rilevava la diffusione di depressione, bullismo e disadattamento “che dimostrano una crescita significativa ed allarmante dei fenomeni di disagio psichico, psicosociale e scolastico dei bambini e degli adolescenti”. Flori, inoltre, ricordava che “nel recente dibattito che si è tenuto in Consiglio comunale a Modena sulle linee di indirizzo delle politiche per l’infanzia e la adolescenza non sono stati offerti invece al dibattito elementi certi di lettura e dati puntuali di analisi sulla situazione nell’ambito modenese”, giudicandolo come un approccio “poco documentato”, chiedendosi infine se “si e’ trattato di una sottovalutazione dei nuovi fenomeni, oppure della mancanza di un Progetto complessivo di analisi sociale, oppure di un tentativo di non affrontare problematiche magari presenti e note, che affiorano con sempre maggiore frequenza anche nelle cronache cittadine , pur di non mettere in discussione l’immagine di una presunta diversità positiva del Welfare alla modenese”.

L’assessore ha illustrato i cinque settori su cui l’amministrazione sta lavorando, a cominciare da quello del bullismo e prevaricazione, rispetto al quale “Comune e Università di Modena e Reggio hanno avviato alcune ricerche documentate in numerosi volumi, che descrivono l’entità e la specificità del fenomeno nel nostro ambito territoriale.
Una ricerca in particolare, svolta in collaborazione col CSA di Modena, ha interessato 12 classi di scuola elementare, 12 di scuola media e 24 di scuola superiore ed ha evidenziato l’importanza di fornire strumenti conoscitivi e di intervento agli insegnanti; pertanto nello scorso anno scolastico gli insegnanti hanno partecipato a percorsi formativi centrati sulle analisi svolte ed orientati all’intervento sui casi”.
Sul fronte della dispersione scolastica, l’assessore ha ricordato che “i dati sono noti e annualmente vengono redatti rapporti specifici che evidenziano bocciature e abbandoni”. Nel merito, il Comune finanzia e supporta, col contributo della Regione Emilia Romagna, il progetto “Per una scuola che sa accogliere”, attraverso il quale vengono svolti in orario scolastico o aggiuntivo laboratori gestiti anche da genitori e interventi mirati dei docenti a gruppi, a classi aperte, a coppie: “Tale progetto – ha poi sottolineato Adriana Querzè – è stato presentato dal MIUR all’ultima edizione di Docet, la maggiore rassegna italiana di didattica, come buona pratica a livello nazionale di contenimento del disagio e della dispersione scolastica”.
Anche l’immigrazione, in particolare il tema delle seconde generazioni, è oggetto di analisi specifiche da parte del Comune di Modena e, su tutte, l’assessore ha citato “la ricerca svolta dal Comune e coordinata da Graziella Giovannini dell’Università di Bologna sui percorsi di socializzazione di studenti stranieri nelle scuole medie di Modena che definisce i tratti salienti del fenomeno, dal punto di vista qualitativo”.
Su maltrattamento e abuso, inoltre, la Querzè ha ricordato il “protocollo per la prevenzione dell’abuso e della violenza all’infanzia e all’adolescenza” siglato tra Prefettura, Tribunale, Procura della Repubblica, Questura, Comune , A.U.S.L., C.S.A., Scuole elementari e medie, con azioni specifiche di aggiornamento che interessano i docenti, supportandoli nella delicatissima azione che quotidianamente svolgono nelle classi: “A settembre, infine, sarà sottoscritto l’Accordo per l’integrazione degli alunni disabili nel Distretto 3 che coinvolge Comune, AUSL, scuole dell’infanzia, elementari, medie e per la prima volta superiori, nel rispetto delle indicazioni fornite dagli accordi provinciali – ha dichiarato l’assessore – L’accordo tratta il tema del disagio affermando ‘che gli alunni con disturbi specifici di apprendimento ed emozionali e in situazione di disagio sociale non sono annoverabili tra gli alunni in situazione di handicap, tuttavia richiedono supporto nell’approccio all’esperienza scolastica’. Si tratta di un’affermazione politicamente assai rilevante ha sottolineato l’assessore – in quanto muove dalla considerazione che occorre sviluppare un raccordo con i Piani di Zona quale modalità indispensabile per il coordinamento e l’integrazione delle politiche educative, sociali e sanitarie al fine di portare a sistema l’integrazione fra i diversi servizi chiamati a fornire risposte alla cittadinanza”.

Quanto al fatto che nel corso del dibattito sulle Linee di indirizzo sulle politiche per l’infanzia e l’adolescenza non fosse stato preso in considerazione il tema del disagio, Adriana Querzè ha ricordato a Flori che “non riguardavano le politiche prevenzione o di contenimento del disagio. Si è trattato di una scelta motivata dalla necessità di inquadrare e mettere a sistema tutte le azioni rivolte all’infanzia e all’adolescenza, non solo legate alla vita scolastica ma, più in generale, alla vita nella città, partendo dal presupposto che una buona scuola (generalizzata e di qualità) e una buona città (inclusiva e partecipata) se coerenti l’una con l’altra possano essere facilitanti per una buona crescita per la generalità dei ragazzi. Non si è trattato quindi di una ‘sottovalutazione dei nuovi fenomeni’ o della ‘mancanza di un progetto complessivo’ o di un tentativo di non affrontare problematiche note pur di non “mettere in discussione l’immagine di una presunta diversità positiva del welfare alla modenese”. E’ proprio che si parlava dichiaratamente delle politiche per l’infanzia e non relative al disagio e degli interventi messi in campo per l’intera cittadinanza e non per categorie specifiche. Quindi l’approccio al disagio, non era, come afferma il Consigliere Flori, poco documentato, era assente in quanto non contemplato; mentre erano presenti i dati sull’andamento demografico, le caratteristiche della natalità, dei contesti di vita familiari, alcuni dati sulla povertà dei bambini ripresi in quanto funzionali a sostenere la necessità di politiche a loro favore, come categoria assai poco rappresentata e sostenuta, oltre che utili a sfatare l’idea, assolutamente falsa, che i bambini siano più tutelati di altre categorie”.

Flori in fase di replica ha dichiarato che quello dell’assessore è stato un “atteggiamento difensivo, mentre non intendevamo attribuire colpe, era un’interrogazione costruttiva e suggeriva delle piste di lavoro. Se le risposte sono solo quelle indicate, tante per carità, mi pare che siamo lontani dall’essere tranquilli per un tema di interesse generale. I dati misurati a Bologna non sono così astratti dalla realtà media emiliana, anche perché è molto affine a quella modenese. Quindi ritenevamo che avrebbero dovuto essere un campanello d’allarme per altre città emiliane. L’approccio al disagio nel consiglio in cui si è discusso delle linee d indirizzo su infanzia e adolescenza era assente, ha spiegato l’assessore, ma questo non basta rispetto ad un problema che ha connotati gravi e che si appesantiscono di anno in anno, rispetto ai quali le tradizionali ricette non bastano. Le azioni messe in campo non bastano. E’ vero che anche la nostra cronaca locale accenna a bullismo, droga e altri fenomeni di questo tipo, ma manca una visione complessiva, questi non sono fatti disarticolati, ma pezzi di una situazione che sta emergendo. Leggevo che Bologna ha già messo in campo il potenziamento di una serie di azioni, contro alcol, drogo, dispersione scolastica, ripercorrendo anche vecchi percorsi ma in termini nuovi. Se il dato di cui disponiamo è solo, pur importante, quello dei servizi di neuropsichiatria infantile, l’amministrazione dovrebbe completare il giro d’orizzonte fornendo dati più completi al consiglio”.