Barriere piramidali sommerse e nidi artificiali per favorire il ripopolamento del mare. Questa mattina, al largo di Marina di Ravenna tra le foci dei fiumi Uniti e del Bevano, a circa 9,5 miglia dalla costa, è partito il lavoro di installazione di strutture di cemento, anfore, cime e nasse su una superficie di 16 ettari per favorire il ripopolamento del mare.


Il progetto sperimentale, studiato ed elaborato dalla Regione Emilia-Romagna e finanziato con fondi europei pari a 311 mila euro, è realizzato dal Servizio economia ittica regionale in collaborazione con i Servizi tecnici di bacino del Po di Volano e dei Fiumi Romagnoli.

L’intervento nasce dalla volontà della Regione di intervenire su una delle maggiori problematiche del settore ittico, ossia incrementare la pescosità del mare. Si tratta di una prima risposta concreta, i cui effetti sperati sono paragonabili a quelli che ogni anno vengono prodotti da un mese di fermo pesca creando ambiti di tutela e di conservazione della biodiversità marina, in grado di aumentare la produzione di una molteplicità di specie ittiche, di migliorare la gestione della fascia costiera, di proteggere i fondali e rendere più stabili le popolazioni ittiche.

“Abbiamo puntato con il Progetto Adriatico sulla pesca responsabile. Se i risultati saranno confortanti – ha sottolineato l’assessore regionale alle attività produttive Duccio Campagnoli – a questo primo intervento ne seguiranno altri. La Regione Emilia-Romagna ha accolto una sfida per il futuro del nostro mare, istituendo zone marine protette, da cui sia possibile trarre vantaggi con un uso sostenibile”.

Le associazioni della pesca professionale e quelle di pesca sportiva troveranno uno spazio ulteriore per attuare il pescaturismo, sarà incentivato lo sviluppo del turismo subacqueo e si potranno attivare studi e ricerche in collaborazione con il Centro ricerche marine di Cesenatico e gli atenei regionali.

La Regione, ha spiegato infine Campagnoli, valuterà gli effetti del progetto finalizzato alla protezione delle specie marine, alla conservazione della biodiversità e al riciclaggio energetico con produzione di biomassa edule (molluschi bivalvi, che sono inoltre dei naturali “depuratori” del mare).
Infine con l’immersione di nidi artificiali fra le piramidi sommerse si vuole favorire anche la deposizione delle uova di organismi acquatici quali seppie, polpi, calamari e moscardini che nei loro stadi giovanili concorreranno ad attrarre e far sviluppare altre specie pelagiche.