“Comprendiamo le ragioni di chi vuole salvare questi animali, ma siamo di fronte a una autentica emergenza per la tutela di un’area di pregio dove sono presenti colture tipiche e frutteti di elevata qualità, soprattutto uva e ciliegie. Un’area dove la presenza di questi animali è incompatibile con l’attività agricola”.

Lo ha affermato Emilio Sabattini, presidente della Provincia di Modena, incontrando i rappresentanti delle associazioni ambientaliste modenese che mercoledì 9 agosto hanno organizzato una manifestazione davanti alla sede dell’ente per protestare contro il piano di selezione, autorizzato dall’Istituto nazionale di fauna selvatica (Infs), che prevede l’abbattimento un branco di daini insediato da alcuni mesi in un’azienda faunistica venatoria di Castelvetro provocando gravi danni.
Nel corso dell’incontro, il presidente Sabattini ha dichiarato che il piano prosegue, ma ha preso l’impegno di verificare entro pochi giorni le critiche formali avanzate rispetto al provvedimento e per il quale, comunque, non è previsto il parere preventivo della Consulta faunistico venatoria, così come richiesto invece dagli ambientalisti.
Nella stessa mattina il presidente Sabattini ha ricevuto anche alcuni rappresentanti delle associazioni agricole sul problema della proliferazione degli ungulati (cinghiali, caprioli e daini) soprattutto nelle zone di collina e montagna.

“L’emergenza daini – ha sottolineato Sabattini – si aggiunge a quella dei cinghiali contro i quali stiamo combattendo da tempo proprio su sollecitazione degli agricoltori. Ma anche caprioli e daini si stanno moltiplicando a una velocità incredibile in questi ultimi anni. L’equilibrio faunistico è un obiettivo e un valore e non possiamo fare del nostro Appennino uno zoo. Così come dobbiamo tutelare le aree di pregio. Se vogliamo difendere i nostri prodotti tipici, come il Parmigiano Reggiano o il Lambrusco, non possiamo stare a guardare. L’alternativa sarebbe rinunciare all’agricoltura”.

Secondo i dati del servizio Politiche faunistiche della Provincia, infatti, i caprioli sono passati da 4.800 esemplari presenti nel modenese nel 2001 ai quasi 15 mila del 2006. E a questi si aggiungono circa 800 daini che a causa della stazza (pesano intono al quintale) rovinano coltivazioni e prati con il solo calpestio, oltre a brucare le gemme e i getti delle ciliegie e di tutta la frutta (albicocche, prugne e pesche), con la conseguenze che la pianta muore in un anno per “soffocamento”.
Oltre a provocare seri danni all’agricoltura, caprioli e danni stanno diventando un pericolo anche per la viabilità: nel 2005 sono stati oltre 200 gli esemplari investiti lungo le strade modenesi, anche in pianura, e soccorsi dalla Polizia provinciale con la collaborazione del Centro soccorso animali. E nei soli primi sei mesi del 2006 gli interventi su animali investiti sono già arrivati a quota 180. Proprio nei giorni scorsi un capriolo è stato investito lungo la corsia sud dell’Autosole tra Modena e Castelfranco Emilia.