Amjad, un bimbo di 8 anni di Gaza gravemente ferito alle gambe il 17 luglio scorso, una delle tante vittime innocenti del conflitto tra Israele e il popolo palestinese, è dal 2 agosto assistito e curato dai medici israeliani dell’ospedale di Hadassah a Gerusalemme, grazie a Saving Children, progetto di cooperazione internazionale promosso dal Centro Peres per la pace e dalla Regione Emilia Romagna.

Favorire il processo di pace, curare in ospedali israeliani bambini palestinesi vittime del conflitto, sono gli obiettivi di Saving Children.

E’ il tardo pomeriggio del primo di agosto quando dall’associazione “Gazzella”, associazione senza scopo di lucro di Roma, arriva all’Azienda USL di Bologna, in via del tutto informale, la richiesta di ricovero e assistenza per Amjad. La richiesta viene immediatamente accolta e vengono create le condizioni per accogliere il bambino. Uscire da Gaza non è tuttavia facile, soprattutto in questi giorni di guerra e la direzione dell’Azienda USL di Bologna, che coordina per l’Emilia Romagna il progetto, contatta immediatamente il Centro Peres per la Pace di Tel Aviv. Attraverso una triangolazione fra l’associazione “Gazzella”, l’Azienda USL di Bologna e il Centro Peres per la Pace, in meno di 24 ore il piccolo Amjad viene ricoverato all’Haddassah Hospital di Gerusalemme, uno dei più importanti ospedali israeliani.
Amjad accompagnato dalla mamma, raggiunge in un’ambulanza palestinese il check point di Erez, fra Gaza e Israele, viene trasferito su un’ambulanza israeliana e arriva all’ospedale Hadassah di Gerusalemme nella serata del 2 agosto. Qui è accolto da una èquipe multidisciplinare di professionisti sanitari, un interprete e un assistente sociale.
Amjad ora potrà beneficiare di cure più appropriate, di un’eventuale intervento chirurgico e successiva riabilitazione. L’ospitalità e l’assistenza, anche per la madre, sarà sempre assicurata grazie ai fondi del progetto Saving Children.

“Questa vicenda – afferma Franco Riboldi, direttore generale dell’Azienda USL di Bologna – conferma non solo la voglia, ma la concreta possibilità di dialogo e civile solidarietà tra palestinesi e israeliani. Un segnale importante di fraternità che alimenta la speranza di un rapido epilogo di pace, ancora più importante perché avviene in un momento in cui la pace è seriamente minacciata dalla recrudescenza degli avvenimenti. E’ un’occasione per mettere a disposizione, seppur da lontano, le nostre diverse professionalità che ci hanno permesso, in questo caso, di essere partecipi in questo nuovo percorso di collaborazione fra palestinesi e israeliani”.