L’imponibile evaso in Italia è di circa 311 miliardi di euro l’anno pari a circa il 25% del Pil nazionale. In termini di imposte (dirette, indirette e contributive) sottratte all’erario siamo nell’ordine dei 125/130 miliardi di euro.

E’ questa la stima calcolata dalla Cgia di Mestre che, in uno studio, ha mappato questo fenomeno individuando 4 grandi aree di evasione/elusione fiscale presenti nel nostro Paese: l’economia sommersa; l’economia criminale; l’evasione/elusione delle grandi imprese e quella dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese.



Nel dettaglio delle 4 aree, spiega la Cgia, “la prima è la più diffusa e riguarda l’economia sommersa che, secondo l’Istat, sottrae al fisco italiano circa 200 miliardi di euro l’anno.
L’esercito di lavoratori in nero è composto da oltre 3 milioni di unità di lavoro standard. Di questi 2.600.000 sono lavoratori dipendenti che fanno il secondo o il terzo lavoro”.



“La seconda l’economia criminale realizzata dalle grandi organizzazioni mafiose che, in almeno 3 regioni del Mezzogiorno, controllano buona parte dell’economia di quei territori. Secondo la Dia (Direzione investigativa antimafia) il giro di affari non “contabilizzati” si attesta sui 100 miliardi di euro l’anno”.



“La terza area è quella composta dalle grandi società di capitali. Secondo i dati del ministero dell’Economia e delle Finanze, il 50% delle grandi società di capitali italiane dichiara per più anni redditi negativi o pari a zero e un altro 17% dichiara meno di 10.000 euro. In pratica su un totale di quasi 770.000 società di capitali il 50% non versa un euro al fisco italiano, almeno per quanto riguarda le imposte sul reddito. Il ministero stima un’evasione/elusione fiscale attorno ai 7 miliardi”.



“Infine c’è l’evasione dei lavoratori autonomi e delle piccole imprese dovuta alla mancata emissione di scontrini, ricevute e fatture fiscali che sottrae all’erario circa 4 miliardi l’anno”.