Sono liberamente ispirate a due importanti trattati di fisiognomica del Cinque e del Seicento, entrambi conservati alla biblioteca civica Poletti di Modena, le opere che l’artista modenese Giuliano Della Casa ha realizzato per la mostra “Della fisionomia dell’uomo”, che sarà inaugurata al Palazzo dei musei in occasione del Festival filosofia sull’umanità – in programma dal 15 al 17 settembre a Modena, Carpi e Sassuolo e che resterà aperta fino al 14 ottobre.


La disciplina che si propone di individuare le caratteristiche spirituali degli individui a partire dai loro caratteri fisici ha il proprio “manifesto” nel trattato “Della fisionomia dell’huomo” di Giovan Battista Della Porta, stampato per la prima volta in latino nel 1586. Con l’avanzare della nuova scienza sperimentale, la fisiognomica resterà soprattutto un insieme di suggerimenti per la rappresentazione artistica della figura umana, come avviene nel “Discorso distinto in quattro capitoli” di Gasparo Colombina, pubblicato a Padova nel 1623.

Questi due trattati ispirano le opere dell’artista Giuliano Della Casa, modenese, classe 1942, che dopo la prima personale nel 1966 ha presentato i suoi lavori, caratterizzati dall’uso magistrale dell’acquerello, nei centri di cultura più importanti d’Italia e del mondo: da Roma alla Biennale di Venezia, da Madrid a Tokyo, da San Paolo a Dusseldorf, da Colonia a New York.
L’interesse per la fisiognomica – ricordano alla biblioteca Poletti, che organizza la mostra nell’ambito del Festival filosofia – nasce da un’antichissima curiosità sul nesso tra corpo e anima, esteriorità e interiorità, uno dei temi più complessi e più presenti nella cultura occidentale. L’occhio non registra tutti i dati visivi, ma ne seleziona alcuni sulla base di uno schema mentale che riconosce gli elementi più semplici e marcati, capaci di risaltare con maggiore evidenza e stabilità.