Per un imprenditore e nove dipendenti in servizio alla Motorizzazione civile di Bologna nel 2003,
la procura ha chiesto il rinvio a giudizio, al termine di un’indagine eseguita dalle Fiamme gialle del nucleo polizia tributaria del capoluogo emiliano sull’immatricolazione di oltre 2500 autovetture con falsi allestimenti per ‘uso speciale ufficio’ al fine, secondo l’accusa, di avere vantaggi fiscali derivanti dalla possibilità di detrarre totalmente l’iva e di dedurre i costi di acquisto ed impiego dei mezzi.


L’accusa è di truffa in concorso aggravata e falso ideologico.
Le indagini, avviate appunto nel 2003 dal nucleo della polizia tributaria di Bologna sotto la direzione del pm Antonello Gustapane, hanno accertato che sono stati immatricolati ‘a uso speciale ufficio’ in tutto il territorio italiano 2.544 autoveicoli che non ne avevano le caratteristiche tecniche stabilite dal Ministero dei trasporti. Di fatto le vetture erano
allestite con un kit composto da un piccolo piano di appoggio mobile, con un paio di cassetti e una presa elettrica utilizzabile per un computer. Kit
che però non era fisso, ma rimuovibile.
Nei guai infatti, oltre ai dipendenti della Motorizzazione, è finito anche l’imprenditore titolare della ditta dove venivano effettuate le installazioni.

Le auto venivano così attrezzate da professionisti ed imprenditori solo
per avere dei vantaggi fiscali, derivanti dalla possibilità di considerare i veicoli uno strumento della attività imprenditoriale, e poter così
detrarre totalmente l’Iva e dedurre i costi di acquisto e impiego del mezzo. Un risparmio indebito, dato che per averlo l’auto deve essere
destinata ad un uso esclusivo ‘ufficio’ e non promiscuo personale/strumentale. Quest’ultimo infatti fa decadere le condizioni previste per beneficiare della totale deducibilità del costo di acquisto e utilizzo.

Centinaia i controlli realizzati nell’inchiesta. Molte
delle persone controllate hanno però aderito al condono, sanando di fatto le proprie posizioni fiscali. La Gdf ha segnalato agli uffici competenti
recuperi per un milione di euro per le imposte dirette e 500.000 per l’Iva.