Nel corso della terza udienza del processo d’appello per l’omicidio Biagi, tre dei cinque brigatisti condannati all’ergastolo hanno chiesto di poter intervenire, collegati in videoconferenza dalle rispettive carceri, per leggere un memoriale politico.

La lettura del documento, ritenuto dalla corte “un mero atto propagandistico”, è stata interrotta per due volte dal procuratore generale Vito Zincani che lo ha ritenuto “non attinente al processo e costituente apologia di reato”.
La prima a prendere la parola è stata Nadia Desdemona Lioce dal carcere dell’Aquila: “L’esclusione dall’aula giudiziaria della presenza delle Brigate rosse – ha detto – è parte integrante della risposta controrivoluzionaria dello Stato al portato politico del processo rivoluzionario”.
A questo punto il pg ha chiesto l’interruzione ritenendo il documento “pura propaganda di una associazione a carattere sovversivo. Abbiamo sentito abbastanza, si tratta di un documento politico”.
La brigatista sbotta: “Ho capito come funziona, visto che ci avete lasciati fuori dall’aula allora tanto vale che ci stiamo fuori anche con le parole”.