“Se aveste visto gli occhi lucidi di seicento ragazzi alla fine dell’incontro con Don Ciotti, nessuno si chiederebbe se è opportuno parlare di legalità e di mafie. Lo stesso si può dire dell’atteggiamento disteso e sereno dei 300 cittadini che alla sera hanno testimoniato la loro soddisfazione di appartenere ad una comunità che affronta questi temi, ma anche gli imprenditori e i sindacati nel pomeriggio hanno avuto la stessa voglia di discutere e affrontare la questione”.

“Don Ciotti è venuto a dirci con forza che serve corresponsabilità e condivisione di tutti i cittadini, per garantirsi gli anticorpi rispetto ai rischi di infezione della criminalità, specie se organizzata.
E io sono orgoglioso di appartenere a una comunità che affronta unita e alla luce del sole questi temi e che dice al mondo intero che qui da noi non c’è spazio, noi non tolleriamo e non tollereremo in silenzio la presenza di chi non rispetta le legge, le regole, la convivenza civile. Non vogliamo delegare ad altri questi temi, ci sono poliziotti, carabinieri e magistrati nei nostri territori, professionalmente preparati, capaci di condurre indagini complesse, che vogliono fornire con passione un buon servizio ai cittadini.
E’ importante però che le persone sentano di dover concorrere a questo risultato con il loro impegno diretto, anche nelle piccole cose, denunciando, segnalando parlando di questi temi. La nostra è una società con un economia sana, non esiste però nessuno automaticamente vaccinato dal pericolo delle mafie: sono la cultura, il senso civico, il senso di responsabilità e l’amore per la propria città che ci rendono immuni; ma questi valori, soprattutto nella nostra società sempre più chiusa e individualista, vanno coltivati con continuità.
Non serve a nulla la logica dell’emergenza nella lotta alla criminalità, l’insicurezza è un male dei nostri tempi e va combattuta con perseveranza.
Io ho parlato di rischi di infiltrazione mafiosa, di attenzione e di legalità. Ma cosa c’è di originale in questo?

Sono anni che gli studi, gli arresti e le sentenze, perché ci sono state tante sentenze di condanna, ci dicono che corriamo questo rischio e che la società, soprattutto quella più vicina al denaro, deve essere consapevole che i mafiosi sono criminali ma che altrettanto criminali e pericolosi sono i loro capitali. Allora ben venga la discussione e il confronto su questi temi, a condizione che non siano l’ennesima campagna ma un lavoro che facciamo assieme, le istituzioni tutte, coinvolgendo e informando i cittadini con continuità.
In questo modo non spaventeremo nessuno ma rassicureremo tutti e comunicheremo fiducia e fierezza di essere modenesi. A queste considerazioni e a questa iniziativa hanno partecipato attivamente e con entusiasmo molti esponenti della Margherita locale quindi, io che sono abituato a confrontarmi con le persone, vorrei capire chi e perché era contrario o perplesso per questa iniziativa.
Noi comunque lavoreremo con continuità e senza paura su questi temi. Io amo profondamente la mia città e concludo con una citazione di Rosario Livatino, il ‘giudice ragazzino’ ucciso il 21 settembre 1990 ad Agrigento: iIl sommo atto di giustizia è necessariamente sommo atto di amore se è giustizia vera, e viceversa se è amore autentico. Non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili'”.

(Roberto Adani, Sindaco di Vignola)