I segretari provinciali di Cgil,Cisl e Uil Pivanti, Falcone e Tollari hanno riconfermato in una conferenza stampa stamattina la loro posizione di netta contrarietà alla decisione adottata dalla stragrande maggioranza dei comuni della provincia modenese di aumentare per il 2007 l’addizionale comunale Irpef, aumento deciso, seppur in diversa misura, da 37 dei 47 comuni
modenesi, mentre solo 10 comuni hanno mantenuto invariata l’addizionale Irpef come richiesto da Sindacati.


Contrarietà ribadita in gennaio-febbraio con un vasta campagna di assemblee nei luoghi di lavoro, con Attivi unitari di delegati e pensionati in tutte
le zone e con partecipati presidi di protesta davanti ai municipi delle sedi comunali capi-distretto.

Gli amministratori locali si sono dimostrati sordi alle richieste di Cgil, Cisl, Uil di mantenere invariata la pressione fiscale per non vanificare gli
effetti redistributivi della manovra nazionale previsti per le fasce di reddito medie e medio-basse, quelle fasce di lavoratori dipendenti e
pensionati che i Sindacati rappresentano, su cui al contrario grava maggiormente l’aumento della tassazione data l’assenza di progressività per
fasce di reddito dell’addizionale comunale Irpef.

A fronte delle decisioni fiscali già adottate, i Sindacati chiedono ora che si rilanci il confronto con le Amministrazioni locali per concertare in un
ottica di mandato triennale 2007-2009 (tenendo conto dunque anche delle ulteriori nuove entrate previste nel triennio da diverse misure della
Finanziaria) le priorità verso cui destinare la spesa pubblica, per contenere gli sprechi e rendere più efficiente la pubblica amministrazione.

In particolare Cgil, Cisl, Uil insistono sui punti qualificanti della piattaforma sindacale unitaria per il welfare e lo sviluppo illustrata a tutti i Sindaci durante i confronti sui bilanci di previsione.

I Sindacati chiedono infatti di reimpostare la fiscalità locale in modo più chiaramente progressivo ed equo e al tempo stesso rivendicano scelte politiche più chiaramente redistributive verso i redditi da lavoro e
pensione, assumendo come priorità gli aiuti alle famiglie, il sostegno al reddito delle fasce più deboli, la qualificazione e l’estensione della rete
di welfare locale a cominciare dai servizi per l’infanzia, agli anziani, i migranti, e al sostegno alle nuove povertà e alle nuove forme di disagio
sociale.

Importante poi è accompagnare e sostenere lo sviluppo di qualità del nostro
territorio. La nostra provincia è cresciuta molto negli ultimi anni, è necessario quindi governare la crescita demografica attraverso l’adozione di adeguati strumenti di programmazione (Piano territoriale provinciale, Piano strutturale comunale).
Si deve puntare alla stabilizzazione del lavoro, al lavoro di qualità, a retribuzioni adeguate, quale collante forte per rendere sempre più
competitiva e dinamica la nostra realtà e favorire la giusta selezione tra imprese per vincere le sfide internazionali e per “fare sistema”.
La formazione deve diventare leva cardine per il rilancio di un’efficace politica di sviluppo, per aumentare i diritti di cittadinanza e la coesione
sociale, per sostenere la competitività delle imprese e la professionalità dei lavoratori.

Occorre favorire la crescita della dimensione delle imprese con politiche che agevolino i processi di aggregazione, sviluppare ricerca ed innovazione
per competere nel mercato globale e governare le ristrutturazioni aziendali con politiche di ricollocazione dei lavoratori.
La Provincia, in base anche al ruolo che assume nel patto sottoscritto, deve coordinare le politiche di orientamento e favorire la ricollocazione
dei lavoratori con reali politiche attive.

Sulla riduzione degli sprechi e la razionalizzazione delle macchine comunali, Cgil, Cisl e Uil chiedono innanzitutto l’abbassamento dei costi istituzionali e della politica, accorpando e riducendo enti e consigli di amministrazione, puntando all’attivazione delle Unioni comunali e dando
vita a reali gestioni associate dei servizi sociali e amministrativi.
La riorganizzazione delle macchine comunali deve essere accompagnata dalla stabilizzazione del lavoro precario e dalla valorizzazione delle
professionalità, sia del lavoro pubblico che di quello privato che offre servizi per il Comune. Occorre passare dal sistema degli appalti a quello
dell’accreditamento che privilegia la migliore qualità rispetto al minor costo, e occorre garantire maggiore sicurezza e rispetto delle tutele dei lavoratori introducendo il Documento Unico di regolarità contributiva (Durc) nei bandi pubblici.

Cgil, Cisle, Uil rilanciano la loro azione nei prossimi mesi presentando i punti qualificanti della loro proposta unitaria in nuovi incontri con i
sindaci capi-distretto e rappresentanti delle forze politiche.
Previsto un nuovo Attivo unitario di delegati e pensionati per la prossima primavera.