E’ cresciuto il reddito, è cresciuto il turismo, è cresciuta la scolarizzazione di fascia alta. A dispetto del declino, della crisi, del malessere e dell’inquietudine l’ultimo decennio ha visto un progresso, forse lento ma continuo, del nostro Paese, con la sorpresa Mezzogiorno che – partendo certo da livelli molto bassi – ha comunque mostrato evidenti segni di ripresa.

L’Italia resta però a più velocità.

C’è chi scende e chi sale, chi sta fermo, chi va piano, chi pianissimo, chi corre. E in questo contesto il Sud è sorprendentemente più dinamico del Nord, mentre alcune regioni che tradizionalmente sono considerate aree del benessere – Emilia Romagna e Liguria – mostrano preoccupanti segni di rallentamento.

Questo, sinteticamente, il quadro che emerge dal nuovo rapporto “L’Italia del disagio insediativo” che analizza l’ultimo decennio di vita in Italia (gli anni compresi tra il 1996 e il 2005) dal punto di vista dei servizi, del commercio, dello sviluppo locale, socioeconomico e abitativo, del turismo. Il rapporto di Legambiente e Confcommercio, curato da Serico, è stato presentato a Roma dai presidenti di Legambiente e Confcommercio Roberto Della Seta e Carlo Sangalli, dal presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, Ermete Realacci, e dal curatore del rapporto e responsabile di Serico, Sandro Polci.

Partendo dal reddito disponibile si registra un incremento del 21,6%, passato dai 10.808 euro del 1996 ai 13.142 del 2005. C’è un incremento netto della ricchezza che, associato all’aumento della consistenza dei depositi bancari, indica una solidità dell’economia legata al risparmio.
C’è una forte crescita della scolarizzazione di fascia alta (diplomati e laureati) e, conseguentemente, della popolazione istruita, che danno la sensazione di una parziale uscita da quella fase involutiva che vedeva l’Italia tra gli ultimi in Europa per istruzione e specializzazione. C’è una diminuzione dell’incidenza delle abitazioni non occupate (circa il 5% in meno), che sottintende una voglia di far rientrare nel circolo virtuoso dell’economia immobiliare una quota del patrimonio edificato e non utilizzato. C’è una crescita del turismo (+12,3%), dei servizi medici, dell’assistenza sociale e, dato anch’esso positivo, c’è un incremento dell’occupazione testimoniato da quel 7,1% in meno nel rapporto tra numero di abitanti e lavoratori.

Oltre ai dati positivi, c’è anche l’altra faccia della medaglia, quella dell’Italia che invecchia (la popolazione con meno di 14 anni scende dell’11,1% tra 1996 e 2005 quella con più di 65% sale addirittura del 25,7%), la diminuzione del numero dei pubblici esercizi (-17,1%) a vantaggio dei centri commerciali, con una progressiva scomparsa dei piccoli negozi di prossimità e degli esercizi di vicinato in grado di mantenere in vita un tessuto sociale, in particolar modo nei piccoli comuni. E poi c’è una esasperazione della mobilità privata, con un rapporto abitanti per autovetture che è passato da circa 2 nel 1996 a 1,5 nel 2005.

La struttura del report consente una analisi più puntuale di quanto evidenziato finora e schematicamente divide in quattro (territori lumaca, lepre, formica e cicala) le diverse aree del Paese.
Tra i territori ‘lepre’ ci sono molte province e aree del Nord e del Centro, ma anche alcune province del Sud che in questi anni hanno evidenziato notevoli tassi di miglioramento, come ad esempio le province lucane di Potenza e Matera.
Diversamente, i territori ‘tartaruga’ manifestano una lentezza strutturale, dovuta ad altre condizioni di partenza e di “deambulazione”.
I territori ‘cicala’ sono dotati di numerose risorse (ambientali, culturali, economiche, sociali) ma si contraddistinguono, ad esempio, per l’eccessivo uso delle risorse ambientali (si pensi al consumo di suolo a fini edificatori) oppure hanno raggiunto soglie di qualità della vita molto elevate e difficili da mantenere nel lungo periodo. E’ il caso dell’Emilia Romagna e della Toscana, che esprimono elevati valori degli indicatori di benessere ma presentano al contempo un fenomeno parziale di involuzione, passando tra il 2001 e il 2005 dal gruppo di massimo benessere a quello della cosiddetta medietà (seppure con i migliori parametri).
L’Italia dei territori ‘formica’ è infine quella che non fa notizia, si legge nel rapporto, ma dove una lungimiranza di medio-lungo periodo premia il lento, consistente e duraturo cammino dei territori verso uno sviluppo solido e coeso. E’ il caso di alcune aree del Mezzogiorno che, pur non avendo la dinamica di molte regioni del nord e del centro, stanno uscendo in modo significativo da situazioni consolidate di disagio.