“Quattro classi a tempo pieno con un solo insegnante; tempo prolungato non garantito; una sezione di scuola dell’infanzia statale che funzionerà solo al mattino; tre progetti per l’integrazione degli alunni stranieri cancellati; un insegnante di sostegno ogni 3 o 4 ragazzi disabili; 50 alunni in più nella sola scuola elementare a numero invariato di docenti”.

“Sono queste le criticità che le scuole dell’infanzia statali, elementari e medie di Modena potrebbero registrare nel prossimo anno scolastico. Gli studenti infatti aumentano, a differenza del numero degli insegnanti che resta stabile.
Ciò si traduce in classi ancora più numerose di quelle che, già oggi, sono ben oltre la media di 21 alunni fissata dalla Legge Finanziaria e che in alcuni casi raggiungono le 28 o 29 unità.

Manca la garanzia del tempo pieno che continua ad essere il modello di scuola più scelto dalle famiglie modenesi. Per le nuove classi prime e per alcune delle classi già funzionanti viene assegnato un solo insegnante e non i due necessari. E’ una risposta parziale ed inefficace alle legittime domande delle famiglie e al diritto dei ragazzi ad una continuità organizzativa e didattica del loro percorso di studi.
Si è alzato il rapporto fra insegnanti di sostegno ed alunni disabili, ma sappiamo bene che l’integrazione senza risorse è un’ operazione inefficace e perdente, che penalizza tutti, a partire dai più deboli. Crediamo che questa situazione contraddica i dodici punti “prioritari e non negoziabili dell’azione di governo” che hanno ribadito un impegno forte per la scuola, secondo soltanto al rispetto degli impegni internazionali e di pace nei quali è impegnato il nostro Paese.

Cosa chiediamo?
Innanzi tutto che il governo assegni alle regioni le risorse necessarie al funzionamento della scuola tenendo conto dell’aumento della popolazione scolastica, della composizione di questa popolazione, dei livelli di integrazione dei disabili fino ad ora garantiti e dei modelli organizzativi consolidati sul territorio (tempo pieno e tempo prolungato).
Inoltre chiediamo che l’Ufficio Scolastico Regionale assegni le risorse alle province in modo equo e non penalizzi le realtà locali che, come quella modenese, hanno già razionalizzato, ad esempio chiudendo le scuole con pochi alunni ed accorpandole in circoli didattici e presidenze che ormai hanno migliaia di studenti.

Intendiamo, con queste richieste, sottolineare le forti preoccupazioni già manifestate da famiglie, insegnanti, dirigenti scolastici, sindacati, Anffas e altre associazioni di disabili che reputano questa prima assegnazione peggiorativa dell’esistente e assolutamente inadeguata rispetto alle necessità vere della scuola modenese.
Questa situazione mette in grave difficoltà gli Enti Locali, e in modo particolare quelli che, come il Comune di Modena, hanno sempre sostenuto con forza la scuola pubblica. Ad essi i cittadini si rivolgono e da essi, legittimamente, si aspettano soluzioni concrete.

Il Comune di Modena continuerà la sua azione di sostegno alla scuola, ma chiede con forza che gli Enti Locali non siano lasciati soli e che non siano, ancora una volta, costretti a svolgere azioni improprie di supplenza: la scuola di qualità è un diritto di tutti e rappresenta un’opportunità per l’intero Paese”.