Un 16enne romeno è stato fermato dalla Polizia per la violenza sessuale di gruppo di cui è rimasta vittima martedì scorso una ragazza 17enne, pure lei romena. Il ragazzo è stato individuato dalla stessa giovane attraverso le foto segnaletiche. Il giovane è stato poi rintracciato nel centro storico della città emiliana dagli uomini della squadra mobile.


Il reato ipotizzato dal Pm della Procura dei minori che dirige le indagini è violenza sessuale di gruppo. Le forze dell’ordine stanno ancora cercando gli altri due complici, responsabili, con il giovane, dell’aggressione.

Lo stupro di gruppo si era consumato nel pomeriggio di martedì in un casolare abbandonato alla periferia del capoluogo emiliano. Verso le 19 era stato il padre della ragazza, un romeno di 45 anni nomade a Bologna da pochi giorni, a chiamare la polizia per denunciare lo stupro della figlia. Lei poi ha raccontato di aver conosciuto tre giovani connazionali in un bar in zona Matteotti e di aver raggiunto con loro in autobus un casolare abbandonato alla periferia di Bologna dove poi si è consumata la violenza. La giovane, che non parla bene l’italiano, è stata poi accompagnata dai familiari all’ospedale Maggiore, dove i sanitari le hanno prescritto 10 giorni di prognosi per una contusione al volto, che lei ha detto di essersi procurata mentre tentava di difendersi dai suoi aggressori, e tre giorni per delle escoriazioni nella zona vaginale.

Il romeno ha precedenti per furto e non ha mai avuto una fissa dimora, ma, secondo la polizia, a giudicare dalla sua conoscenza della città, risiede a Bologna da almeno uno o due anni.

Per quanto riguarda l’altra violenza denunciata sempre quel giorno da una bolognese di 33 anni, che aveva raccontato alla polizia di essere stata violentata dal fidanzato pakistano, oggi la pm della procura felsinea Licia Scagliarini ha spiegato le ragioni che l’hanno spinta a chiedere ieri pomeriggio la scarcerazione del giovane.
Dopo aver sentito nuovamente la 33enne, il fidanzato pakistano clandestino di 28 anni e la coppia di amici (lei italiane e lui pakistano) che insieme a loro due hanno trascorso la notte nella cantina adibita ad abitazione in via Sant’Alò, secondo la Procura non ci sono elementi netti per parlare di violenza sessuale perchè è stata ritenuta assente la prova della riconoscibilità da parte dell’uomo del dissenso sopravvenuto. In pratica, secondo il magistrato, per il pakistano non era facile capire che dopo due rapporti sessuali avuti in maniera consenziente la giovane aveva deciso di non averne più. Da qui la decisone della scarcerazione.