Ieri nella sede di Confindustria Modena si è svolto il previsto incontro tra la proprietà della Sicem, il gruppo Fingen Apparel dei Fratelli Fratini di Firenze, e la delegazione sindacale composta da RSU
e FILTEA-CGIL e FEMCA-CISL di Modena, per trovare una soluzione alternativa dopo la decisione della societ di procedere alla chiusura dello stabilimento di Soliera con il licenziamento degli attuali 77 addetti, in maggioranza donne.

La delegazione sindacale aveva proposto una soluzione articolata in due parti: la prima chiedeva il proseguimento di parte delle attività nel distretto carpigiano, mantenendo un nucleo di lavoratori e responsabili competente ed adeguato alle attività di maglieria legate ai marchi più prestigiosi, e per il personale in eccedenza un percorso combinato con CIGS e Mobilit per accompagnare luscita di questi lavoratori, in maggioranza donne, con momenti formativi e interventi per favorire la rioccupabilità.

“L’incontro non ha portato a passi in avanti – sostengono i sindacati in una nota – la Proprietà ha tenuto una posizione intransigente nella quale, pur ammettendo le voci di comunicazioni ufficiali ai clienti della Sicem sul proseguimento dellattivit presso la sede di Sesto Fiorentino dei marchi pi competitivi, fra i quali British Khaki, Point, ecc, non ha voluto prendere in considerazione le nostre proposte mantenendo la decisione di chiudere le attività a Soliera”.

Allincontro ha fatto seguito un’assemblea delle lavoratrici e lavoratori con due ore di sciopero, l’assemblea ha dato mandato alla delegazione
sindacale trattante di mantenere le posizioni espresse nellultimo incontro, di intensificare le iniziative di lotta, coinvolgendo ove possibile anche i lavoratori del gruppo Fingen, che saranno programmate nei prossimi giorni.

“Non è accettabile – sostengono i sindacati – che imprenditori locali e altrettanti gruppi
imprenditoriali, in vena di affari, si siano trovati nel nostro territorio per vendere o acquistare aziende prestigiose come la Sicem e senza
preoccuparsi di gestirle adeguatamente, proponendo piani industriali
incomprensibili o addirittura assenti e poi dopo aver svuotato il territorio di competenze, di potenzialità economiche, se ne vadano
lasciando i luoghi industriali come occasioni di possibili speculazioni immobiliari e finanziarie”.

“Inaccettabile – continuano i sindacati – anche la posizione di Confindustria Modena che, da una parte, sigla con le Organizzazioni Sindacali intese per lo sviluppo, il lavoro, e la crescita occupazionale nel territorio, dall’altra, si limita ad
appoggiare, come in questo caso, lo schema dei ridimensionamenti o peggio delle chiusure degli stabilimenti del tessile-abbigliamento nella logica del lento e angosciante declino”.

” Il mondo dell’economia, della politica e delle istituzioni locali – conclude la nota – in una fase di ripresa dellattività manifatturiera, deve dare un segnale forte nel chiamare a raccolta coloro che intendono mettersi in gioco dal punto di vista imprenditoriale affinch nel territorio rimangano lavoro, competenze, risorse umane in grado di qualificare la filiera del tessile-abbigliamento che riscuote ancora tanto interesse nel paese e nel mondo”.