L’Azienda Usl di Modena rifiuta di rimborsare le spese di viaggio a un paziente oncologico che deve recarsi nel Ravennate per un trattamento radiante. Il caso è sollevato dal sindacato pensionati Fnp-Cisl di Modena, al quale l’uomo – G.U., un 77 enne residente a Castelfranco Emilia – si è rivolto dopo aver ricevuto la risposta negativa dell’Azienda Usl alla sua richiesta di rimborso.

“L’anno scorso questo pensionato è stato operato quattro volte al S. Orsola di Bologna per rimuovere tumori a colon, intestino e fegato. Dopo averlo dimesso, l’ospedale lo ha inviato a Villa Maria Cecilia, una struttura privata di Cotignola (Ra), affinché si sottoponesse a un trattamento radiante con alte energie – spiega Giorgio Ligabue, della segreteria provinciale Fnp-Cisl – Tra ottobre e novembre 2006 il paziente si è recato sei volte a Cotignola, facendosi sempre accompagnare da qualcuno perché dopo la terapia gli era impossibile guidare. Ha percorso complessivamente 1.056 km e speso 50,40 euro di autostrada. Avendo saputo che le singole Ausl provinciali dispongono di fondi della Regione per il trasporto sanitario, ha chiesto il rimborso dei costi sostenuti, ma l’Azienda Usl di Modena ha risposto no». Nella lettera al sig. G.U. spedita il 19 marzo 2007, l’Ausl di Modena spiega di non poter accogliere la richiesta di rimborso in quanto “risultano essere a carico del Servizio sanitario nazionale solo gli oneri relativi al trasporto sanitario dei pazienti oncologici che devono sottoporsi a trattamenti radioterapici non disponibili presso l’Azienda Usl di afferenza territoriale, e che non possono recarsi autonomamente presso la struttura sanitaria in relazione alle condizioni fisiche legate alla gravità e severità della patologia”.

A sostegno della sua tesi l’Ausl cita una circolare della Regione (prot. 29303 del 6 agosto 2004).
“Con tutto il rispetto per chi ha redatto la lettera, mi sembra la classica risposta fredda e burocratica di chi non vuole esaminare il caso specifico – reagisce Ligabue – Questo paziente non ha scelto di testa sua di farsi curare fuori Modena, ma ha seguito un’indicazione proveniente da una struttura pubblica – l’ospedale S. Orsola di Bologna – che ha sicuramente valutato bene quale era il percorso migliore da seguire dopo le dimissioni. Se, poi, l’obiezione al rimborso si basa anche sul fatto che il paziente può guidare nel viaggio di andata, ma non in quello del ritorno, allora rischiamo di cadere nel ridicolo. Pertanto – conclude l’esponente dei pensionati Cisl – ci auguriamo che l’Ausl voglia rivedere la sua posizione e dia a questo paziente ciò che gli spetta”.