Sempre più povertà ed emarginazione in Emilia-Romagna come conseguenza del perdurare della grave crisi economica e sociale che ha investito l’intera nazione negli ultimi anni. Un disagio – che colpisce in particolare gli stranieri (anche se non sono esclusi gli italiani), le donne sole e le famiglie – che non sempre trova una risposta nella legislazione regionale in materia di politiche sociali.

E’ quanto emerge nel Primo dossier regionale sulla povertà “Povertà e politiche sociali in Emilia-Romagna”, realizzato dalla delegazione regionale della Caritas italiana in collaborazione con il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari, presentato questa mattina nella sede dell’Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna a Bologna.
Se nel 2004 si sono rivolti ai 14 Centri di Ascolto delle Caritas diocesane presenti in regione oltre 17 mila persone bisognose, nel 2005 gli utenti hanno superato quota 21 mila. La stragrande maggioranza è di origine straniera (su quattro utenti, uno solo è italiano), dei Paesi dell’Est (55%) o del Nord Africa (33%). Se si prende in esame il solo dato di Bologna, emerge che il 50% degli immigrati in cerca di un sostegno non è in regola con il permesso di soggiorno: questo rende molto complessi i percorsi di sostegno.
Sono sempre più numerose le donne sole o le ragazze madri che chiedono aiuto alle Caritas. Si tratta spesso di giovani madri, che hanno gravi problemi economici e abitativi, molte delle quali non possiedono il permesso di soggiorno.
Prevalgono gli utenti che hanno un’età centrale (dai 25 ai 45 anni), anche se il dato si differenzia da provincia a provincia.

“L’Osservatorio delle povertà – spiega il delegato regionale della Caritas, don Gian Piero Franceschini – rivela che accanto alla tradizionale definizione di povertà si è fatta strada, anche nella nostra regione, la riflessione su ‘esclusione’ e ‘vulnerabilità sociale’, per cui qualunque persona che si trova in situazioni che limitino la sua dignità, di donna o di uomo, o che non possa esprimere le sue potenzialità, dal punto di vista sia materiale sia culturale e spirituale, deve essere oggetto della nostra attenzione di singoli e di comunità. Occorrono infatti comunità vigilanti per contrastare il pericolo strisciante di considerare normale ciò che un tempo era inaccettabile nel nostro territorio. Per questo servono comunità capaci di costruire proposte in rete con altre realtà del quartiere, riappropriandosi della propria responsabilità di cittadini”.

Dai dati dell’Osservatorio regionale sulle povertà emerge una crescita costante del numero delle famiglie che si dirigono verso i Centri di Ascolto, come risultato di due fenomeni: i ricongiungimenti familiari e il reddito familiare insufficiente per sostenere le esigenze della famiglia stessa, come quello per esempio dell’affitto. In risposta a questa richiesta le politiche familiari della Regione dimostrano uno scarso investimento sulla famiglia sia come destinataria sia come protagonista degli interventi messi in campo.
La legislazione dell’Emilia-Romagna ha riguardato complessivamente 18 documenti – 9 leggi regionali, 7 delibere di giunta e 2 delibere dell’Assemblea legislativa – con lo scopo di individuare l’orientamento verso la famiglia in essa contenuto e nel capire quale spazio è riservato alla famiglia. Detto in altre parole, si è trattato di misurare la posizione culturale e operativa della Regione rispetto al riconoscimento del ruolo attivo delle famiglie e di verificare la relazione tra tale ruolo e la dinamica della sussidiarietà quale nodo strategico per dedurre la capacità di “produzione” di libertà e di “benessere” delle famiglie stesse.
I 18 interventi/servizi sono stati analizzati prendendo in considerazione 4 dimensioni: utenza/beneficiario, ossia a quale fascia di relazioni si rivolge l’intervento; processi di erogazione o dinamica della sussidiarietà, quali e quanti soggetti vengono coinvolti e come; strategia, quali sono le vie attraverso le quali l’intervento si dispiega; attività o azioni, quali sono le misure concrete realizzate per l’intervento.

Il grado di familiarità delle politiche sociali della Regione Emilia-Romagna si attesta su 48,5 punti rispetto ai 100 complessivi. Ciò risulta come somma dei punteggi assegnati all’indicatore ‘beneficiari’ (14), di quello della ‘sussidiarietà’ (11,8), delle ‘strategie’ (11,9) e di quello delle ‘azioni’ (10,7). Un punteggio nettamente superiore rispetto a quello della Regione Sardegna (44,1), ma inferiore a quello ottenuto dalla Regione Lombardia (49,5).

La Delegazione regionale delle Caritas
Ha come compito principale quello di aiutare le Caritas diocesane a rendere alle loro Chiese il miglior servizio possibile con un supporto nell’attività di studio e ricerca, nel garantire la formazione sia generica che specifica per i diversi servizi nel realizzare progetti che richiedono professionalità anche di alto livello.
L’esperienza del lavoro comune ha consolidato l’affiatamento delle Caritas diocesane della regione Emilia-Romagna ed ha permesso di offrire alle Chiese diocesane un modo più organico di intervento e di compartecipazione con Chiese di altre regioni.
Per operare efficacemente, la delegazione emiliano-romagnola ha costituito diversi gruppi di lavoro, con il compito di curare alcuni aspetti che richiedono particolare attenzione. Attualmente i gruppi di lavoro previsti sono: Centri di ascolto; laboratorio per la costituzione delle Caritas parrocchiali; politiche sociali; servizio civile; educazione alla mondialità.
Il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari
Viene costituito formalmente a Modena nel 1978 raccogliendo l’esigenza di dare stabilità e continuità a numerose e significative esperienze e iniziative culturali precedenti. E’ dedicato ad una tra le più significative figure della nostra storia, protagonista, in senso democratico e antifascista, della scena politica, sociale e culturale sia modenese sia italiana ed europea nei primi decenni del ‘900.
Il Centro è un punto di riferimento sui temi emergenti della qualità della vita delle persone e delle famiglie, per associazioni e organizzazioni del mondo ecclesiale e civile.
L’impegno del Centro Ferrari si concentra sullo studio delle dinamiche economiche, politiche, culturali, storiche e sociali che caratterizzano il territorio locale e regionale in relazione alle realtà europee e ai fenomeni internazionali emergenti, sperimentando metodologie e strumenti di analisi innovativi.
Il Centro è un laboratorio, indirizzato soprattutto al mondo giovanile ma anche a coloro che sono attivamente impegnati in ambito sociale e politico, per ampliare le proprie conoscenze, progettare eventuali proposte di intervento ma soprattutto per aggiornare iniziative, comportamenti e valori della cultura cattolico-democratica.