Venerdì 15 giugno alle 17 in via Goldoni 2, presso Palazzo Santa Margherita, si inaugura la sede del “Patronato pei Figli del Popolo”, rinnovata di recente grazie ad un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.


I locali ristrutturati di via Goldoni, in cui hanno sede la presidenza, la direzione e gli uffici dell’ente, ospitano un centro semiresidenziale per minori che si aggiunge a quello di Rua Muro, sempre gestito dal Patronato. I due centri sono frequentati da quaranta ragazzi in età preadolescenziale che partecipano alle attività dal lunedì al venerdì per sei ore al giorno, seguendo un progetto personalizzato che risponde alle esigenze di tipo familiare, personale e scolastico. Istituito a Modena nel 1874, il “Patronato pei figli del Popolo” ha infatti lo scopo di tutelare, promuovere, valorizzare e sostenere i minori residenti nel Comune di Modena che siano in condizioni di disagio sociale, offrendo interventi educativi, di accoglienza, educazione, socializzazione e di sostegno ai percorsi relazionali e scolastici dei ragazzi stessi.
In via Goldoni, inoltre, è ospitato anche l’archivio storico del Patronato, uno tra i più importanti del suo genere in provincia, significativamente rinnovato e adeguato per l’occasione. Conserva più di un secolo di documentazione, una mole considerevole di scritture, foto e disegni relativi alle testimonianze delle numerosissime attività svolte dall’Istituto dal suo sorgere nel XIX secolo sino ad oggi. Il materiale – nei limiti previsti dalla legge sulla privacy – è a disposizione di storici, studiosi, studenti, ricercatori o semplici cittadini che vogliano conoscere ed approfondire la storia della città e del territorio.

Il “Patronato pei Figli del Popolo” di Modena è stato fondato intorno al 1870 e ha trovato sede sin dall’inizio presso Palazzo Santa Margherita, dov’è presente ancora oggi. Obiettivo principale, sin dalla fondazione, è stato quello di mettersi al servizio di giovani “figli del popolo” per formarli e indirizzarli ad un lavoro. Un obiettivo che negli anni si è parzialmente modificato anche in considerazione del mutare delle condizioni socio-economiche, e che oggi consiste nel tutelare, promuovere, valorizzare e sostenere i minori residenti nel Comune di Modena che siano in condizioni di disagio sociale.
Uno dei cambiamenti più significativi si è registrato dopo la seconda guerra mondiale, quando era apparso evidente che per sostenere l’opera del Patronato non fossero più sufficienti i metodi attuati fino a quel momento, quelli cioè delle divise, della partecipazione della banda ai funerali, della vendita di cartelle della tombola di San Geminiano e delle offerte da parte della cittadinanza. Per il mantenimento dei giovani, che nel frattempo erano diminuiti di numero, si erano affittati alcuni locali di Palazzo Santa Margherita a rivenditori di macchine agricole, falegnami, ad una società sportiva e ad una tipografia, così da coprire le spese di sostentamento con il ricavato degli affitti mensili.

Le nuove destinazioni dei locali e la mancanza di risorse (le generose sovvenzioni delle banche servivano, infatti, quasi soltanto per le esigenze contingenti degli ospiti) avevano però determinato una situazione di autentico degrado del palazzo, con i piccioni che si erano impossessati dell’intero secondo piano, nonostante le reti di ferro a protezione delle finestre, motivo per cui si erano dovuti temporaneamente trasferire i ragazzi in immobili più ridotti.
Una successiva visita di amministratori civici e di rappresentanti degli Istituti di credito locali aveva evidenziato la necessità di provvedere al più presto a lavori di ristrutturazione e risanamento del palazzo. Il Comune di Modena si era assunto quindi l’onere di ristrutturare l’immobile, a fronte di una concessione in uso ventennale di buona parte dei locali, con l’obiettivo di destinare quanto assegnatogli a servizi culturali e di istruzione.
Al Patronato era perciò rimasta disponibile soltanto una porzione dello stabile, nella quale veniva svolta parte della propria attività istituzionale, con la trasformazione dell’assistenza da residenziale a semiresidenziale, oltre a tre cabine elettriche al piano terra (da tempo concesse in uso ad Hera).
Nel 2002 l’accordo è stato rinnovato per altri vent’anni, mantenendo il Patronato a palazzo Santa Margherita e rispettando la volontà dei fondatori e dell’intera cittadinanza.