Si è spento improvvisamente l’artista Luciano Fabro, noto ai cittadini reggiani grazie alla sua partecipazione al progetto di arte pubblica Invito a: Luciano Fabro, Sol LeWitt, Eliseo Mattiacci, Robert Morris e Richard Serra, e profondamente legato alla città di Reggio Emilia, che in questo momento si stringe intorno ai famigliari, ed in particolare alla figlia Silvia, per esprimere il proprio sentito cordoglio.


La città di Reggio Emilia accoglie una grandiosa opera permanente di Luciano Fabro, realizzata nel colonnato di accesso alla nuova sede dell’Università di Modena e Reggio Emilia, l’ex Caserma Zucchi e inaugurata nel settembre del 2005.

In tale occasione Luciano Fabro volle ringraziare pubblicamente l’Amministrazione per la straordinaria occasione offerta dal progetto Invito a di poter realizzare un’opera che uscisse dai vincoli ideologici dell’effimero, ai quali molto spesso sono costrette le operazioni legate all’arte contemporanea.


Nel marzo del 2006 regalò agli studenti delle scuole superiori della città l’opportunità di incontrarlo e di dialogare con lui attorno ad alcuni temi, individuati dagli studenti stessi, grazie ad alcuni incontri propedeutici a cura delle operatrici didattiche dei Musei civici.

Da sempre la ricerca e la sperimentazione artistica di Luciano Fabro si accompagnano alla sua attività educativa e didattica, che pone lo studente al centro di una riflessione sull’arte contemporanea, il suo universo materiale, i suoi problemi, i suoi protagonisti, e che si è esplicata nell’attività di insegnamento all’Accademia di Belle Arti di Brera e nella sua preoccupazione di colmare il vuoto riguardante l’apprendistato artistico in Italia. Trasformando la propria esperienza in un progetto di sperimentazione didattica intraprende, dal 1978, insieme a Hidetoshi Nagasawa e Jole de Sanna, l’esperienza della Casa degli Artisti a Milano: un nuovo laboratorio tecnico e concettuale che nasce dal desiderio di saldare la teoria alla pratica, nella ricerca di una continua ridefinizione dell’Arte.


Nel febbraio del 2006 il gruppo della Casa degli Artisti a Reggio Emilia ha tenuto presso l’Officina delle Arti il primo di una serie di appuntamenti volti cercare di riaprire il conversare pubblico tra gli artisti sulle questioni attuali.



L’opera

L’opera realizzata da Luciano Fabro per la nuova sede dell’Università di Modena e Reggio Emilia è stata inaugurata nel settembre del 2005 nell’ambito del progetto di arte pubblica Invito a: Luciano Fabro, Sol LeWitt, Eliseo Mattiacci, Robert Morris e Richard Serra, nato da un’idea dell’artista Claudio Parmiggiani e promosso dal Comune di Reggio Emilia.

Si tratta di una colonna dorica, scanalata, realizzata in un pregiato marmo-travertino oro di origini iraniane ed installata provocatoriamente nel punto di incrocio delle volte, là dove non può reggere niente; una colonna come forma e come idea, in dialogo con le colonne in stile toscano che sostengono il portico. Un archetipo che rispetta nelle proporzioni e nella struttura la regola vitruviana e se ne discosta soltanto nel movimento delle scanalature che, là dove si affacciano alla luce, abbandonano la rigida verticalità per muoversi e ondeggiare seguendo le venature del marmo. L’Araba Fenice, il titolo dell’opera commissionata all’artista dal Comune di Reggio Emilia, ci rimanda al mitico uccello sacro che, dopo aver vissuto 500 anni, nell’avvertire il sopraggiungere della sua morte, costruiva un nido sulla cima di un albero e infine vi si adagiava, lasciando che i raggi del sole l’incendiassero, per poi rinascere dalle proprie ceneri. Un’immagine legata quindi alla morte e alla resurrezione, ma anche alla metamorfosi, che si manifesta nell’opera grazie all’interazione della luce con la superficie del marmo, che modifica il suo aspetto, trasformandosi da animale a vegetale, fino a riprodurre quasi l’impressione del diafano della pelle.