Le fatiche di Ercole di Pietro Francisci (1958) è il film della rassegna del filone storico-mitologico Uomini forti che sarà proiettato domani, mercoledì 18 luglio, alle ore 21 nel giardino archeologico dei Musei civici (via Spallanzani 1).
La rassegna è curata dai Musei civici, in collaborazione con l’Ufficio cinema del Comune di Reggio, nell’ambito dell’ottava edizione di ‘Cinema fra le rovine’.

La formula, ormai consolidata, prevede che la proiezione del film sia accompagnata dal commento di un archeologo, in questo caso Maria Giovanna Bertani, che mette in evidenza gli errori ed “orrori” di sceneggiatori approssimativi.



Il film di Francisci, che fu esportato in tutto il mondo, inaugurò la serie dei mitologici italiani postbellici, piazzandosi al primo posto negli incassi della stagione 1957-58. Francisci ha scoperto la formula del superspettacolo a basso costo, ma il merito va anche all’arguzia inventiva degli sceneggiatori Ennio De Concini e Caio Fratini.
Le fatiche di Ercole è il film che rilancia negli anni cinquanta il genere peplum, genere per eccellenza italiano, ma con budget ridicoli e scenografie e allestimenti del set del tutto artigianali. Sono certo lontani i tempi di Cabiria e Pastrone.

Ma siamo anche dopo la seconda guerra mondiale, che qualche strascico ha pur lasciato nell’industria cinematografica nazionale; che può inorgoglirsi per i film neorealistici, ma certo non è in grado di produrre kolossal. Ed è l’artigianato il vero valore del film di Francisci, perché il supporto di Mario Bava risulta imprescindibile per un giudizio sull’opera. Bava non solo è stato direttore della fotografia, ma ha curato gli effetti speciali, tra i quali il più sorprendente è il drago che difende il vello d’oro dall’attacco di Giasone. L’apporto di Bava si rileva soprattutto nella scelta caratteristica delle luci, con soluzioni cromatiche laddove prevalgono il blu, il viola, il rosso che creano atmosfere gotiche un po’ eccezionali e straordinarie per il genere peplum.

La narrazione sente molto l’influenza dell’Ulisse (1953) di Mario Camerini, ma le sequenze nell’isola delle Amazzoni sembrano ripercorrere le imprese di Ulisse dalla maga Circe. Le scenografie sono identiche, soprattutto le navi scosse dalla tempesta sono le medesime del film di Camerini. Tutte queste similitudini non devono sorprendere più di tanto perché nell’Ulisse di Camerini c’erano lo stesso sceneggiatore Ennio De Concini, e lo scenografo Flavio Mogherini.
Il film è interpretato da Steve Reeves, un’icona del cinema che il tempo non intacca.



L’ingresso è libero e, in caso di maltempo, la proiezione avverrà all’interno del Portico dei marmi dei Musei civici.