“La morte di Bruno Trentin mi addolora profondamente. Con lui scompare un dirigente politico e sindacale di grande rigore morale, un punto di riferimento per l’intera sinistra, uno spirito libero, un intellettuale tra i più apprezzati del nostro tempo”.
“Trentin nella sua lunga militanza è stato interprete rigoroso dell’autonomia e dell’unità sindacale, perseguendola anche nei momenti più
difficili. Le sue doti intellettuali hanno aiutato il movimento sindacale a cambiare, ad uscire dal dogmatismo, a ritrovare, anche nei periodi di
crisi, la strada dell’innovazione nella pratica e nella teoria delle relazioni industriali. Con le sue intuizioni e il suo impegno ha dato un contributo decisivo al risanamento economico del Paese e al suo ingresso nell’Europa dell’Euro.
La sua capacità di ascoltare, di confrontarsi, anche con le posizioni più distanti, di offrire alla discussione punti di vista sempre originali, di portare a sintesi le differenze, gli sono valse
la stima e il riconoscimento non solo di chi condivideva il suo percorso, ma anche degli avversari politici e dei rappresentanti imprenditoriali.
Alla sua compagna, ai suoi figli, alla sua famiglia va il mio abbraccio e tutto il mio affetto”.
(Il messaggio di cordoglio per la scomparsa di Bruno Trentin del Sindaco di Bologna, Sergio Cofferati)
“Con la morte di Trentin scompare un grande uomo, un raffinato intellettuale, un rigoroso studioso di questioni del lavoro, uno straordinario sindacalista innovatore. Per quelli che, come me, hanno condiviso lunghi anni di militanza nella Cgil e si sono formati quando Trentin era un autorevolissimo dirigente sindacale, la sua scomparsa rappresenta un evento doloroso e la perdita di un punto di riferimento fondamentale.
Nel corso della mia lunga militanza sindacale a Modena, prima come delegato e poi come dirigente, tante volte ho fatto riferimento
agli insegnamenti di Trentin: la pratica unitaria, i consigli di fabbrica, la costante ricerca della mediazione per definire le piattaforme e gli
accordi sindacali. Le idee di Trentin, le sue proposte, anche quando non erano maggioritarie all’interno del sindacato e nella sinistra italiana,
sono state uno stimolo per molti di noi ad interpretare i cambiamenti e innovare le politiche e la pratica sindacale. Nell’epoca dell’operaio
massa e delle richieste di aumenti uguali per tutti, si adoperò per introdurre il cosiddetto salario di qualifica e superare l’appiattimento
salariale. Nel 1992 firmò con grande senso di responsabilità, in piena emergenza economica, l’accordo con il governo Amato che aboliva la scala
mobile. Subito dopo si dimise da segretario generale della Cgil per aver disatteso il mandato che gli era stato conferito. Un anno dopo, nel luglio
del 1993, contribuì all’intesa con il governo Ciampi che avviò la politica dei redditi e definì un nuovo sistema contrattuale come alternativa alla scala mobile. Promosse, come segretario generale della
Cgil, la nuova organizzazione degli atipici (Nidil). In piena crisi della prima Repubblica, scossa dalle vicende di tangentopoli, riuscì a tenere
unita la Cgil, sciolse le componenti storiche e diede vita al “sindacato dei diritti” ancorato a un progetto autonomo dai partiti. Fu tra i pochi a
denunciare, all’epoca della riforma Dini sulle pensioni, i rischi per i giovani e le generazioni future. Dieci anni fa disse: “Oggi il sindacato,
se vuole veramente rappresentare non solo delle masse ma delle persone, ognuna con i propri bisogni, con le proprie identità, deve sapere
ripensare sé stesso, completamente…le sue forme di rappresentanza, dare voce a tutte le diverse figure che stanno emergendo nella società e
soprattutto tra i giovani.
Le idee di Trentin sono ancora attualissime e rappresentano sia per la sinistra che per il sindacato un prezioso contributo per vincere la sfida
delle riforme e del governo del Paese”.
(Dichiarazione di Michele Andreana,
responsabile Lavoro dei Ds di Modena)

