“Le nuove leggi in materia di lavoro introdotte dal Governo stanno producendo i primi frutti positivi, ma la strada da percorrere è ancora lunga. A Modena, infatti, il lavoro nero o irregolare è ancora molto diffuso e quello che è emerso finora rappresenta purtroppo solo la punta dell’iceberg”.

Lo afferma Pasquale Coscia, responsabile delle politiche del lavoro per la segreteria provinciale della Cisl, analizzando i dati sull’attività di vigilanza effettuata nel primo semestre 2007 dalla Direzionale provinciale del Lavoro.
“La situazione è grave. Sono risultate irregolari 140 (cioè il 36 per cento) delle 391 aziende ispezionate tra gennaio e giugno. In pratica oltre un’impresa su tre viola le norme – rivela Coscia – Non solo, sono stati scoperti 1.912 lavoratori irregolari e altri 99 completamente in nero. L’importo complessivo del recupero di contributi e premi evasi sfiora i tre milioni di euro. Sappiamo – prosegue il sindacalista Cisl – che il lavoro sommerso si annida principalmente nell’edilizia, agricoltura, trasporti, facchinaggio e servizi alla persona. Non a caso è proprio in questi settori che si è registrato nei primi sei mesi del 2007 un incremento molto significativo degli avviamenti al lavoro, come sottolineato anche dall’assessore provinciale Cavicchioli”.
Secondo Coscia l’obbligo della comunicazione preventiva ai Centri per l’impiego rappresenta un punto importante delle normative contro il lavoro nero o irregolare, ma non è sufficiente se non viene accompagnato da controlli mirati ed estesi nei settori più a rischio, peraltro ben conosciuti dalla Commissione provinciale di concertazione, l’organismo che esamina problemi e dinamiche del mercato del lavoro e che si è dotata di strumenti come l’Osservatorio provinciale sull’occupazione.

“Un ulteriore e decisivo contributo al lavoro regolare e in sicurezza è rappresentato dalla legge n. 123/2007 entrata in vigore sabato scorso 25 agosto. Essa – spiega Coscia – estende a tutte le imprese la sospensione dell’attività e l’esclusione dalle gare di appalto nella pubblica amministrazione, nel caso sia accertata la violazione delle norme contro il lavoro nero e della disciplina sui riposi e sulla tutela della salute e sicurezza”.

Per l’esponente Cisl la flessibilità del lavoro rappresenta sicuramente una leva utile per incrementare la competitività aziendale e di sistema; non così la precarietà, che la Cisl contrasta attraverso la contrattazione nazionale e di secondo livello e un’applicazione puntuale della legge 30/2003.

“La legge Biagi non è la madre di tutta la precarietà, che nasce semmai della volontà ostinata di chi ne distorce l’applicazione o, peggio, si pone fuori dalle legalità. L’accordo del 23 luglio scorso tra governo e parti sociali – sostiene Coscia – fornisce un ulteriore contributo alla stabilizzazione del lavoro e rappresenta un ulteriore passo avanti nella direzione giusta per migliorare le condizioni del lavoro e dei lavoratori. Una competizione sana, infatti, – conclude il segretario Cisl – si può sviluppare solo nel rispetto delle regole, riconoscendo il valore del lavoro e della persona”.